Ostia, il bando estivo traballa: 21 stabilimenti tremano tra inchieste della Procura, sigilli e poca Trasparenza
Il bando estivo tanto decantato dal Campidoglio per le concessioni balneari di Ostia doveva segnare il ritorno all’ordine sulle spiagge di Roma e del suo litorale e portare una ventata di aria fresca a un totale di 31 lotti tra stabilimenti, ristoranti e spiagge libere. Invece, tra sospensive del bando del Tar, parzialmente rimaneggiate al Consiglio di Stato, graduatorie definitive ancora in bilico, problemi di Trasparenza sul bando e un doppio filone d’indagine della Procura di Roma, la stagione di rinascita del litorale sembra poggiare su fondamenta fragili. Dietro gli ombrelloni, la vera partita è su chi comanda davvero il litorale e con quali regole.
Il “ceffone” del Tar raccontato da Il Nuovo 7 Colli
A certificare le crepe nella trasparenza ci ha pensato il Tar del Lazio per tre volte nelle ultime settimane, come riportato da Il Nuovo 7 Colli: di recente per il bando dei chioschi comunali a Capocotta, i giudici hanno parlato di “poca trasparenza” e imposto al Campidoglio di mostrare le offerte tecniche dei vincitori a una società esclusa, condannando Roma anche al pagamento delle spese legali. È il terzo “schiaffo” in pochi mesi sui bandi estivi del litorale dopo altri due casi. Già altre due volte i giudici avevano imposto sempre di recente al Campidoglio trasparenza assoluta. (primo articolo e secondo articolo). Un segnale politico forte, che mette in discussione il modo in cui l’amministrazione Gualtieri gestisce la pubblicità degli atti e la parità di condizioni tra concorrenti, proprio su uno dei territori più delicati del Lazio.
Tra Tar e Consiglio di Stato: un equilibrio precario
Sullo sfondo resta la grande gara per i 25 stabilimenti, 4 ristoranti e 2 spiagge libere di Ostia, sospesa dal Tar e poi sbloccata in via cautelare dal Consiglio di Stato, che ha permesso al Comune di proseguire con l’apertura delle buste in vista dell’estate. Ma la decisione di merito è ancora attesa e potrebbe ribaltare tutto. Intanto alcuni lotti attendono ancora graduatorie definitive, con stabilimenti storici che restano chiusi o in degrado, mentre gli operatori non sanno su quali certezze investire.
Vecchi nomi, nuove sigle: il dubbio del “ricambio finto”
Intanto dai corridoi della Procura di Roma emergono voci in merito a due indagini sul rischio che dietro a nuovi soggetti formalmente “vergini” si nascondano vecchi gestori, a Ostia. Ben schermati da scatole societarie e prestanome. L’obiettivo dichiarato del bando estivo del Campidoglio sarebbe stato quello di favorire pluralismo, giovani e progetti green. Ma l’accusa ventilata in Procura di Roma è che, in realtà, una parte del sistema si stia semplicemente riorganizzando con altre ragioni sociali. Per i cittadini, l’interrogativo è semplice: il ricambio è reale o è solo un cambio di targhe sui cancelli?
Sigilli, abusi e lidi di lusso sotto inchiesta
Al caos giudiziario si somma poi quello amministrativo: 21 stabilimenti su 30 sono coinvolti in verifiche e accertamenti per presunti abusi edilizi, occupazioni di suolo demaniale, difformità rispetto ai progetti autorizzati. Tra i lidi finiti sotto sigilli ci sono strutture storiche e stabilimenti di lusso, con piscine, spa e aree ristorante sequestrate in piena stagione. In alcuni casi il Tar ha concesso sospensive, in altri le chiusure restano: la fotografia è quella di un litorale dove la regola sembra l’eccezione.
Paura, incendi e l’ombra delle mafie sul mare di Roma
Nel frattempo, c’è chi ha rinunciato a partecipare ai bandi per timore di ritorsioni, tra minacce e roghi sospetti sugli stabilimenti. Ostia porta ancora le cicatrici delle infiltrazioni mafiose, come dimostra il caso dello stabilimento “Aneme e Core”, confiscato e destinato a nuova vita pubblica. Ogni ricorso, sentenza o sequestro non è solo una vicenda di carte bollate: è un tassello della battaglia per riportare legalità, trasparenza e vero interesse pubblico su uno dei tratti di mare più simbolici del Paese.