Ostia, il bando per 31 stabilimenti è top secret, ‘scoppia’ la guerra tra Campidoglio e il noto stabilimento: “Dateci le carte”
 
                    A Ostia, la battaglia per la trasparenza amministrativa si combatte anche sul bagnasciuga. Dopo settimane di richieste rimaste senza risposta, lo storico stabilimento La Capannina a Mare ha portato Roma davanti al Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio. Al centro della contesa: i documenti del maxi-bando per l’affidamento di 31 concessioni demaniali marittime del litorale romano, che ha avuto luogo la scorsa primavera-estate, una procedura definita da molti operatori del settore “avvolta nel mistero”.
Il Tribunale, con ordinanza del 30 ottobre, ha in buona sostanza preso atto del fatto che – dopo cinque mesi di attesa e un ricorso giudiziario probabilmente molto costoso – il Campidoglio ha finalmente consegnato – il 10 ottobre – i documenti richiesti alla società ricorrente mesi addietro.
 
    Cinque mesi per avere le carte sul bando di Ostia: perchè un bando è top secret?
La vicenda inizia a fine maggio, quando La Capannina a Mare, assistita da un pool di legali di tutto rispetto, deposita un’istanza di accesso agli atti. La richiesta era chiara: visionare tutti i verbali di gara, le offerte economiche e tecniche dei concorrenti e le verifiche sui requisiti. In altre parole, sapere come e perché fossero stati assegnati i lotti più ambiti del mare di Roma.
Ma da Palazzo Senatorio, guidato dal sindaco Gualtieri, e dal Municipio X, guidato dal minisindaco Mario Falconi, il silenzio è durato mesi. Cinque mesi di attesa per un diritto elementare: sapere come viene gestito il patrimonio pubblico, quello delle spiagge, cuore economico e identitario di Ostia.
La mossa dello storico stabilimento la Capannina di Ostia per ottenere trasparenza
La società ricorrente, che da anni opera sul lungomare lidense, non chiedeva favori, ma trasparenza. “Vogliamo chiarezza su una gara pubblica che riguarda tutti” – è questo, in sostanza, il messaggio recapitato al Campidoglio e Municipio. La Capannina, infatti, si era vista negare l’accesso a verbali, pareri tecnici e offerte concorrenti, elementi fondamentali per comprendere la correttezza della procedura e la legittimità dell’aggiudicazione.
Dopo settimane di silenzio, la decisione di rivolgersi al TAR è stata inevitabile. Il ricorso ha obbligato l’amministrazione a muoversi. Solo allora il Campidoglio – guidato dal sindaco Roberto Gualtieri – ha fatto arrivare le carte. Ma ormai il danno era fatto: tempi lunghi, spese legali e una trasparenza ottenuta solo sotto pressione.
Gualtieri e Falconi: il fronte politico tra Campidoglio e Ostia
La vicenda getta una luce critica sull’amministrazione capitolina. Da una parte il sindaco Gualtieri, impegnato a difendere la sua gestione del patrimonio pubblico; dall’altra, il minisindaco Falconi, che del litorale è il diretto responsabile politico. Il caso Capannina mette in discussione il principio di trasparenza amministrativa proprio nel momento in cui Ostia dovrebbe rilanciarsi come modello di legalità e sviluppo turistico sostenibile. La sensazione, per molti operatori, è che il Campidoglio abbia scelto la linea della riservatezza anziché quella della chiarezza trasparenza.
In un territorio segnato da anni di commissariamenti e polemiche sugli stabilimenti, il silenzio delle istituzioni non passa inosservato. E il messaggio politico è chiaro: chi chiede trasparenza, deve passare dal giudice, a Roma.
Il verdetto del Tribunale: le carte consegnate, anche se in ritardo
Nella camera di consiglio del 28 ottobre, presieduta dal consigliere Anna Maria Verlengia, il TAR Lazio ha preso atto che Roma Capitale aveva infine consegnato la documentazione. Il giudice ha quindi dichiarato chiuso il ricorso, perché l’interesse della società si era “sostanzialmente esaurito” con la consegna tardiva degli atti.
Il TAR ha anche compensato le spese, riconoscendo la “peculiarità della vicenda”: un modo elegante per dire che il comportamento dell’amministrazione non è stato esemplare.
Spiagge pubbliche, interessi privati?
Oltre la disputa legale, resta la questione di fondo: la gestione delle spiagge di Roma. Trenta e uno stabilimenti in gioco significano milioni di euro, posti di lavoro e interessi turistici enormi. Ogni ritardo, ogni silenzio, ogni mancanza di trasparenza mina la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.
Il Campidoglio, con Gualtieri in testa, promette una nuova stagione di gare limpide e controlli rigorosi. Ma episodi come quello della Capannina mostrano quanto sia ancora difficile accedere ai documenti che riguardano beni pubblici, anche quando la legge lo prevede chiaramente. E così, sul litorale romano, la trasparenza continua a essere una conquista lenta, spesso ottenuta non con il dialogo, ma con il ricorso al giudice.
Epilogo amaro, per Roma e Ostia: mare pubblico, ma bandi opachi
Alla fine, la Capannina ha ottenuto le sue carte, ma a caro prezzo. Cinque mesi di silenzi e burocrazia, un ricorso legale e spese che – si può immaginare – non sono state lievi.
Resta un dato politico: a Ostia, dove il mare è pubblico ma i bandi restano opachi, la trasparenza amministrativa non è ancora un diritto garantito, ma una sfida da vincere, procedura dopo procedura, contro lo stesso Comune che dovrebbe difenderla.
