Ostia, nuovo incendio all’ex Faber Village Beach: struttura confiscata ai clan devastata dalle fiamme: Indagini in corso

Un nuovo rogo ha colpito l’ex stabilimento balneare Faber Village Beach, noto anche come Village, sul lungomare Paolo Toscanelli di Ostia. Le fiamme sono divampate intorno alle 21 di venerdì 20 giugno, mentre molte persone si trovavano ancora in spiaggia. L’incendio ha avvolto in pochi minuti l’intera struttura, sprigionando una densa colonna di fumo visibile a chilometri di distanza. Nessun ferito, ma l’allarme è altissimo.
Il Village confiscato al clan Fasciani
Il Village, confiscato anni fa al clan Fasciani nell’ambito della lotta alla criminalità organizzata, era stato affidato all’Agenzia Nazionale per i Beni Confiscati, in attesa di una nuova destinazione d’uso. Solo pochi giorni fa, il Comune di Roma aveva bandito una gara per assegnare la gestione della struttura, con termine fissato al 24 giugno. La procedura prevedeva le aggiudicazioni provvisorie per martedì prossimo. Ora, con l’area posta sotto sequestro, tutto è sospeso.

Trovati materassi e segni di occupazioni abusive
Secondo quanto emerso dai primi rilievi, l’incendio si sarebbe sviluppato dalle cabine poste vicino alla strada: sei quelle andate completamente distrutte. Sul posto sono intervenute tre autobotti dei Vigili del Fuoco di Ostia ed Eur, oltre al carro autoprotettori e al capo turno provinciale. Le operazioni di spegnimento sono durate tutta la notte.
Le indagini, ora affidate alla Polizia di Stato, si concentrano sull’ipotesi del rogo doloso. All’interno della struttura sono stati ritrovati materassi e masserizie, elementi che fanno pensare alla presenza stabile di senza fissa dimora. Il sospetto è che l’incendio possa essere stato innescato, volontariamente o meno, da queste presenze. Un fenomeno, quello delle occupazioni abusive, già denunciato da residenti e attivisti civici.
La denuncia dell’associazione Giustizia X Ostia: “Silenzio istituzionale complice del degrado”
A puntare il dito contro l’abbandono istituzionale è l’associazione Giustizia X Ostia, che proprio il giorno dell’incendio aveva inviato una lettera all’assessore comunale al Patrimonio Tobia Zevi, per denunciare il degrado del Village e di un altro storico stabilimento: il Kursaal. “Il Kursaal è ridotto a una discarica a cielo aperto, con vetri rotti, arredi distrutti, siringhe usate e rifugi di fortuna. È un’emergenza sociale e urbana che non può più essere ignorata”, scrivono i rappresentanti dell’associazione.
“Anche il Village, sotto la stessa gestione, è oggi occupato da bande e senzatetto, trasformato in un centro di insicurezza”.
La lettera, durissima nei toni, accusa direttamente il presidente del Municipio X Mario Falconi di aver ignorato le segnalazioni dei cittadini, chiedendo interventi urgenti per bonificare e mettere in sicurezza le aree.
Secondo incendio in quattro mesi
Il rogo di venerdì rappresenta il secondo incendio che colpisce l’ex Faber Village Beach nel giro di quattro mesi: già tra il 19 e 20 febbraio scorsi, la struttura era stata devastata dalle fiamme. Troppi episodi per parlare di coincidenze. Lo sottolinea anche Emanuela Droghei, consigliera regionale del Partito Democratico, che nei mesi scorsi aveva già denunciato l’abbandono del litorale e i pericoli connessi:
“Siamo di fronte a un attacco sistematico. Qualcuno vuole riprendersi spazi che erano stati sottratti alla criminalità. Ostia è il bersaglio di una strategia mirata di intimidazione. Serve una risposta chiara e decisa delle istituzioni”. Droghei richiama la necessità di proteggere i beni confiscati e rilanciare il territorio attraverso progetti concreti di rigenerazione urbana.
Criminalità, degrado e legalità
Ostia si trova nuovamente a un bivio. Da una parte, la volontà di riscatto e rigenerazione del territorio, attraverso la valorizzazione dei beni confiscati. Dall’altra, la minaccia costante del degrado, dell’abbandono e di una criminalità che torna a rialzare la testa, sfruttando vuoti amministrativi e sociali.
Nel frattempo, la popolazione locale – stremata da anni di abbandono – continua a lanciare appelli, chiedendo presenza, sicurezza e risposte. Non solo slogan, ma azioni concrete per evitare che la legalità torni a essere solo un’illusione sulle sponde del mare di Roma.
