Ostia, schiaffo del Tribunale al Campidoglio: “Roma sveli tutti i dati anche sensibili dei vincitori del maxi bando balneare”

Ostia, sullo sfondo piazza Anco Marzio, in primo piano sindaco Gualtieri e mini sindaco Falconi

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Ostia, un nuovo verdetto del Tar del Lazio a pochi giorni da un caso simile rischia di mettere in seria difficoltà politica e mediatica il Campidoglio. Con una ordinanza pubblicata quest’oggi, 4 novembre, il Tribunale ha imposto al Comune di Roma di consegnare tutti i documenti, senza alcun omissis, anche quelli contenenti dati sensibili, relativi ai vincitori del maxi-bando estivo per la gestione di 31 stabilimenti balneari di Ostia.

Un pronunciamento che, di fatto, sconfessa la linea di “segretezza amministrativa” seguita finora dall’amministrazione guidata dal sindaco Roberto Gualtieri, già finita al centro delle polemiche per la lentezza e l’opacità di questa procedura estiva.

Il Tar ha chiarito che l’interesse pubblico alla trasparenza prevale sulla privacy dei partecipanti, obbligando Roma a rendere accessibili le dichiarazioni amministrative, i codici fiscali, persino le date di nascita dei soci delle imprese vincitrici. Tutti elementi utili a verificare la correttezza della graduatoria e, in particolare, del punteggio assegnato alle cosiddette “imprese giovanili”.

Dopo mesi di silenzi, arriva la condanna alla trasparenza

L’ordinanza arriva al termine di una lunga battaglia giudiziaria avviata dalla società I. C. s.r.l., classificata seconda nel bando e assistita da un pool di legali di primo piano. L’azienda aveva chiesto di visionare i documenti relativi al lotto A.23, ma il Campidoglio aveva consegnato soltanto parte delle carte, oscurando nomi, date e codici fiscali.

Una censura che il Tar ha giudicato inammissibile, ricordando che la legge consente l’accesso pieno agli atti “necessari per curare o difendere i propri interessi giuridici”. Tradotto: quando un cittadino o un’impresa deve verificare la correttezza di una gara pubblica, la trasparenza viene prima della riservatezza.

Roma ha ora trenta giorni di tempo per consegnare la documentazione integrale. In caso contrario, scatterà un nuovo contenzioso.

Il paradosso di Gualtieri: porte chiuse ai cittadini

Il colpo politico per Gualtieri e per il mini-sindaco del X Municipio, Mario Falconi, è pesante. Solo poche settimane fa, infatti, il Campidoglio si era vantato di aver promosso questo bando per rilanciare il turismo e l’attrattività di Ostia. Ora, i presunti ‘segreti di sabbia’ dovranno essere smontanti, svelati.

La politica del segreto del Campidoglio, che non regge in Tribunale

Il verdetto del Tar segna un nuovo capitolo nella guerra di carte bollate tra Ostia, il Campidoglio e gli esercenti gestori degli stabilimenti balenari. Dopo la vicenda dello stabilimento “L. C.”, che lo scorso 30 ottobre aveva ottenuto l’accesso ai documenti solo dopo cinque mesi di silenzio, ora anche lo stabilimento “I. C.” ha dovuto rivolgersi ai giudici per ottenere ciò che dovrebbe essere automatico in una pubblica amministrazione: le carte, tutte le carte ‘in chiaro’ dei bandi pubblici.

Il messaggio che arriva dal Tribunale è chiaro: Roma non può continuare a trattare le spiagge come un ‘affare privato’. Gli stabilimenti balneari sono beni pubblici e devono essere gestiti con criteri di trasparenza assoluta.

Ma la politica, finora, sembra restare sorda. Le opposizioni capitoline parlano già di “ennesima figuraccia”, e anche alcuni consiglieri di maggioranza ammettono, a mezza voce, che “la linea della segretezza ha prodotto solo danni d’immagine”.

Ostia, litorale conteso tra burocrazia e interessi

Dietro il linguaggio tecnico della sentenza si nasconde un dato politico e sociale: la gestione delle spiagge di Ostia vale milioni di euro e muove interessi enormi. Ogni concessione equivale a posti di lavoro, introiti per il Comune e spazi pubblici che i cittadini vorrebbero più accessibili e meno opachi.

Ma la realtà, fotografata dal Tar, è diversa. Tra oscuramenti, ritardi e omissioni, la trasparenza resta un obiettivo lontano. E chi prova a chiederla deve pagare avvocati e attendere sentenze.

È un cortocircuito che interroga direttamente il sindaco Gualtieri e il mini-sindaco Falconi. Come può un’amministrazione che predica legalità e partecipazione ostacolare l’accesso ai documenti pubblici?

Una lezione per Roma Capitale

L’ordinanza non riguarda solo un contenzioso tra due società balneari e il Campidoglio: è una lezione di civiltà amministrativa. Il TAR ha ricordato che la pubblica amministrazione non è padrona dei dati, ma custode della trasparenza. E se i cittadini devono ricorrere ai giudici per conoscere chi gestirà il mare di Roma, significa che qualcosa non funziona nelle stanze di Palazzo Senatorio.

Ora la palla torna al Campidoglio. Il sindaco Gualtieri e il mini sindaco Falconi potranno scegliere se continuare sulla strada dei dinieghi o aprire finalmente i cassetti dell’amministrazione. Perché una cosa è certa: la trasparenza non si annuncia nei comunicati stampa, si pratica nei fatti.