Ostia, show nel beach club senza autorizzazione: in Tribunale confermata la stangata sullo stabilimento

Ostia, l'area di piazza Cristoforo Colombo, foto generica di Google Maps

Ostia, un’estate, un controllo e poi una lunga coda giudiziaria finita senza un vero verdetto nel merito. Succede sul litorale romano, dove un noto stabilimento balneare del lungomare — di cui omettiamo nome e riferimenti identificativi — è finito al centro di un braccio di ferro con il Campidoglio per una serie di iniziative di pubblico spettacolo ritenute non autorizzate.

La vicenda parte da un verbale di ispezione della Polizia Locale, datato 18 agosto 2023. Da lì, il Municipio avvia il procedimento e, poche settimane dopo, con una determinazione dirigenziale del 19 settembre 2023, ordina la cessazione dell’attività di pubblico spettacolo contestata all’interno dello stabilimento.

La società che gestiva l’arenile (in concessione pubblica) sceglie di impugnare tutto davanti al TAR del Lazio. Ma il colpo di scena arriva all’udienza pubblica del 2 dicembre 2025: il difensore comunica la “sopravvenuta carenza di interesse”, cioè che nel frattempo non conviene più andare avanti (tipicamente perché la stagione è cambiata, gli eventi sono cessati o la situazione amministrativa si è riorganizzata). Risultato: il Tribunale dichiara il ricorso improcedibile e dispone la compensazione delle spese.

Tradotto per chi non mastica “giuridichese”: il Tar non entra nel merito e non dice “aveva ragione il Comune” o “aveva ragione il gestore”. Però c’è un dettaglio che pesa: non essendoci un annullamento, lo stop amministrativo disposto dal Campidoglio resta in piedi.

Perché a Ostia il tema è caldissimo

Sul litorale romano, oggi, ogni vicenda del genere diventa molto più di una semplice disputa tra un privato e l’amministrazione. Ostia vive da anni una fase complicata: la partita delle concessioni è diventata un terreno minato, tra scadenze, ricorsi, controricorsi e una pressione crescente per ridefinire regole e spazi. In questo clima, anche le attività di intrattenimento assumono un valore simbolico: da un lato l’esigenza di rendere vive le spiagge e sostenere l’economia locale, dall’altro la richiesta di legalità, sicurezza e rispetto delle regole.

Ed è qui che si innesta la questione del pubblico spettacolo: perché non basta chiamarla “serata” o “animazione”. Quando un evento assume certe caratteristiche — musica, palco, biglietti, promozione, afflusso significativo — entra in un perimetro regolato, fatto di autorizzazioni, prescrizioni e responsabilità.

Permessi: cosa serve (in parole semplici)

In generale, la cornice è questa: alcuni eventi possono rientrare in procedure semplificate; altri richiedono permessi più strutturati, verifiche tecniche e adempimenti specifici. E in un territorio dove in estate si concentrano migliaia di persone in poche ore, il tema non è solo burocratico: riguarda anche vie di fuga, capienze, controlli, rumore, ordine pubblico.

Il messaggio che arriva da questa storia è netto. Anche quando il contenzioso si spegne in tribunale senza una sentenza “sì o no”, non significa che la linea del Comune si sia sgonfiata: significa spesso il contrario, cioè che sul piano pratico il provvedimento resta e fa da precedente operativo. A Ostia, dove la stagione si gioca sul filo tra attrattività e regole, la movida non si improvvisa: si autorizza. E quando l’autorizzazione manca, come in questo caso, il rischio è che calino le luci prima ancora che inizi lo spettacolo.