Ostia, Sib preoccupato da ennesimo sequestro, stabilimenti in preda a vandali: “Rischio per balneazione senza bagnini”

Ostia, Sib preoccupato da ennesimo sequestro, stabilimenti in preda a vandali: “Rischio per balneazione senza bagnini”. Il sequestro dello storico stabilimento balneare “Venezia“, a Ostia, segna un nuovo punto di rottura tra le istituzioni e i gestori degli stabilimenti.
Non è solo una questione di legalità o irregolarità amministrative. Per chi vive e lavora sul litorale romano, si tratta di un vero e proprio abbandono della città. Con il Venezia salgono a undici gli stabilimenti chiusi lungo il litorale di Ostia. Un numero allarmante, se si considera che la stagione balneare è appena iniziata e che, in questi spazi deserti, si sono già verificati atti di vandalismo e danneggiamenti.

Le spiagge di Roma, cuore pulsante dell’estate per migliaia di cittadini e turisti, appaiono sempre più dimenticate, prive di servizi essenziali e ormai alla mercé del degrado.
Bagnini assenti, sicurezza a rischio
La chiusura a catena degli stabilimenti non ha solo un impatto economico. A mancare è soprattutto la sicurezza in mare. Senza bagnini, senza personale addetto al salvataggio e senza controllo, la balneazione è diventata pericolosa. Le conseguenze potrebbero diventare drammatiche, specie con l’arrivo dell’estate e l’aumento dei flussi turistici. La spiaggia, un tempo punto di riferimento per famiglie e ragazzi, oggi è un luogo senza garanzie né tutele.
L’allarme è stato lanciato dal Sib Confcommercio, il Sindacato Italiano Balneari, che denuncia una situazione fuori controllo, aggravata da decisioni giudiziarie che colpiscono nel pieno della stagione e impediscono perfino l’accesso degli stessi gestori alle strutture. Le cabine restano chiuse, gli effetti personali degli abbonati sono bloccati all’interno, e la rabbia cresce tra lavoratori e cittadini.
Vandali in azione, strutture devastate
Gli stabilimenti chiusi non sono solo inattivi: diventano facili bersagli per vandali e malintenzionati. Senza guardiania e senza manutenzione, intere strutture vengono danneggiate nel giro di poche notti. Vetri rotti, furti, graffiti. L’incuria genera degrado, e il degrado alimenta insicurezza. Il circolo vizioso che si sta creando rischia di trasformare uno dei tratti di costa più popolari del Paese in una zona di abbandono.
E mentre le spiagge vengono lasciate a sé stesse, 250 lavoratori hanno già perso il proprio impiego. Una stima destinata a salire, secondo il Sib, se non verranno adottate misure urgenti.
Il silenzio del Campidoglio
A far rumore, però, è soprattutto il silenzio dell’amministrazione comunale. Nessun commento ufficiale è arrivato da parte del sindaco di Roma, Roberto Gualtieri. Nessuna presa di posizione, nessuna strategia condivisa. Eppure il litorale romano è parte integrante della città, patrimonio collettivo e risorsa economica e turistica fondamentale. Lasciarlo marcire in questo stato significa colpire al cuore un’intera comunità.
Il presidente del Sib, Eddy Moscara, lo dice senza mezzi termini: “Questa non è legalità, è abbandonare la città”. Il riferimento è al tempismo sospetto dei sequestri, avvenuti proprio all’inizio della stagione estiva, quando la riapertura degli stabilimenti rappresentava un’occasione per dare ossigeno all’economia e speranza ai lavoratori.
L’appello dei balneari: “Serve un intervento immediato”
Il Sindacato Balneari lancia un appello diretto: “Il sindaco Gualtieri deve intervenire. La spiaggia della Capitale è distrutta, in balia dei vandali e dell’incuria”. La richiesta è chiara: un piano straordinario per garantire l’agibilità degli stabilimenti, la sicurezza delle spiagge, la tutela dei lavoratori e un controllo più razionale delle procedure giudiziarie, che al momento appaiono scollegate dal contesto reale.
L’estate 2025 rischia così di diventare un’emergenza sociale oltre che turistica. E il mare di Roma, come denuncia Moscara, “è morto, finito”. Senza bagnini, senza stabilimenti, senza lavoro, Ostia è oggi il simbolo di una legalità formale che diventa disinteresse sostanziale per il territorio.
Se non si agisce ora, il rischio è che, domani, non ci sarà più nulla da salvare.