Ostia, stabilimenti balneari in bilico per 4 mesi: il Tar rinvia la decisione sul bando del Campidoglio

Ostia, uno stabilimento balneare con annesso ristorante su demanio pubblico

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Ostia naviga nell’incertezza. Alcuni storici stabilimenti balneari, simboli della vita estiva del litorale romano, restano in bilico a causa del rinvio da parte del Tribunale amministrativo regionale del Lazio che ha spostato al 10 febbraio 2026 l’udienza per esaminare i ricorsi presentati dalle aziende che avevano perso la gara indetta dal Campidoglio per l’assegnazione delle concessioni demaniali marittime.

Una stagione sospesa nel tempo

Quattro mesi di attesa per decidere il destino di strutture che rappresentano una risorsa economica e culturale fondamentale per Ostia. Il rinvio prolunga lo stallo già iniziato con la graduatoria provvisoria di maggio, corretta ad agosto dal Comune di Roma. Solo cinque delle trenta concessioni sono attualmente oggetto di contenzioso: il destino degli altri venticinque stabilimenti sembra ormai definito, restando nelle mani dei titolari storici o dei loro familiari.

Il percorso giudiziario: tra Tar e Consiglio di Stato

Il caso dei ricorsi balneari è intricato. In un primo momento, il Tar aveva concesso una sospensiva della graduatoria, misura poi annullata dal Consiglio di Stato a seguito del ricorso del Campidoglio. Oggi, la Quinta sezione del Tar ha rinviato nuovamente la decisione per dare il tempo necessario all’amministrazione comunale e all’Agenzia del Demanio di valutare i motivi aggiunti presentati dai ricorrenti. Questa dilazione mantiene sospesa la certezza giuridica sulle concessioni e, di conseguenza, rallenta le strategie di programmazione per la prossima stagione estiva.

Impatti concreti sul territorio

Il rinvio non è solo un fatto burocratico: ha effetti tangibili sulla gestione delle spiagge e sulla vita degli operatori. Stabilimenti iconici come il Kursaal, la Casetta e il Village restano abbandonati, esposti a degrado, vandalismo e occupazioni abusive. Senza investimenti mirati, questi luoghi rischiano di perdere definitivamente il loro valore storico e turistico. La concessione annuale, in assenza di un progetto di rilancio serio, non può garantire un ritorno all’attività né la tutela del patrimonio pubblico.

Il bando ancora incompleto

Non solo le trenta concessioni contestate: resta aperta la partita del secondo bando, relativo a otto stabilimenti, inclusi alcuni chioschi. Per queste strutture il Campidoglio non ha ancora emesso la graduatoria definitiva, limitandosi a quella provvisoria. Anche qui, la stagione balneare 2026 rischia di partire senza chiarezza, penalizzando sia gli imprenditori sia l’offerta turistica locale.

Tra incertezza e necessità di trasparenza

La vicenda solleva interrogativi sulla gestione delle concessioni demaniali e sulla capacità dell’amministrazione di garantire trasparenza e regolarità. Per le imprese coinvolte, la certezza dei tempi è cruciale: pianificare investimenti, manutenzioni e personale dipende direttamente dalla stabilità dei titoli concessori. Allo stesso tempo, per i cittadini e i turisti, l’accesso a strutture sicure e funzionali resta una priorità di pubblica utilità.