Papa Leone XIV ai giovani a Tor Vergata: “Rigeneratevi nell’amore, non nei surrogati”

Un messaggio potente, diretto e profondamente umano quello che Papa Leone XIV ha rivolto ai giovani, nel cuore pulsante del Giubileo dei Giovani 2025, durante la Messa conclusiva celebrata questa mattina a Tor Vergata. Davanti a una folla di oltre un milione di ragazze e ragazzi provenienti da tutto il mondo, il Pontefice ha scelto parole intense per parlare di vita autentica, sete spirituale, e soprattutto fragilità come occasione di rinascita. “Non siamo fatti per una vita dove tutto è scontato e fermo, ma per un’esistenza che si rigenera costantemente nel dono, nell’amore”, ha detto il Papa con voce ferma ma accogliente.
“No ai surrogati inefficaci: ascoltiamo la sete del cuore”
Rifacendosi alla lettura tratta dal Libro del Qoelet, Papa Leone ha ricordato che nel cuore di ogni giovane si agita una sete profonda, un bisogno radicale di senso, che nessuna realtà mondana può davvero colmare. “Aspirate a un ‘di più’ che nessuna realtà creata vi può dare. Sentite una sete grande e bruciante? Non ingannate il vostro cuore cercando di spegnerla con surrogati inefficaci. Ascoltatela piuttosto”.

È un invito che colpisce il cuore del tempo presente, dove le vite dei giovani sono spesso immerse in flussi infiniti di contenuti, stimoli e aspettative sociali che promettono felicità ma rischiano di svuotare l’anima. Leone XIV parla invece di incontro, di fede vissuta come cammino, di una spiritualità che non è rifugio passivo, ma energia rigenerante.
“La fragilità non è un tabù: è parte della nostra bellezza”
Uno dei passaggi più toccanti dell’omelia riguarda la fragilità umana, spesso percepita come debolezza o fallimento, soprattutto nella cultura della performance e del successo a ogni costo. E invece il Papa invita a rivalutarla, a considerarla come parte integrante della bellezza e della dignità di ogni persona. “Il Qoelet propone l’immagine dell’erba che germoglia, al mattino fiorisce, alla sera è falciata. Sono richiami forti, ma non devono spaventarci. La fragilità è parte della meraviglia che siamo”.
Con parole poetiche, il Pontefice ha descritto l’erba di un prato, che pur essendo fragile e destinata a seccarsi, si rinnova con generosità, dando vita a nuove gemme. Un ciclo vitale che diventa simbolo del cuore umano, capace di rialzarsi, di rinascere anche dopo l’inverno più duro.
“Anche a vent’anni, spalancategli il cuore”
In uno dei passaggi più evocativi e spirituali del suo discorso, Papa Leone ha parlato di un’immagine semplice e dolce: uno sgabello su cui salire, come fanno i bambini, per affacciarsi a una finestra. “Ci troveremo davanti a Dio, che ci aspetta. Anzi, bussa al vetro della nostra anima. Ed è bello, anche a vent’anni, spalancargli il cuore, permettergli di entrare”.
Un’immagine potente per rappresentare il desiderio di trascendenza, la chiamata all’incontro con un Dio che non giudica, ma accoglie. Un Dio che si fa vicino e che, nel cuore del Giubileo, invita a ripartire, a sognare, a vivere con pienezza.
Giubileo dei Giovani 2025
Il Giubileo dei Giovani 2025 si conclude così con un messaggio chiaro: la vera giovinezza non è assenza di problemi, ma capacità di rigenerarsi nell’amore. Non è rincorrere modelli prefabbricati, ma ascoltare la propria sete autentica, senza cercare scorciatoie o surrogati. I volti emozionati, le bandiere al vento, le lacrime, i canti e i silenzi raccolti di questa giornata sono il segno che la Chiesa parla ancora ai giovani. E che, forse, più che mai, essi sono pronti ad ascoltarla, se essa sa parlare al cuore.

FOTO: VaticanMedia