Parco nazionale del Circeo, i daini fanno dimettere il presidente. E ora?

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Parco nazionale del Circeo ancora nella bufera. E sempre per la questione dei daini. E anche dimissioni quando si viene attaccati. Sembra una moda in questo periodo. Certo, era parecchio che nella zona pontina di discuteva dei daini dentro il Parco nazionale del Circeo. Ma ieri è arrivata la notizia. “Si è dimesso il presidente del Parco nazionale del Circeo, Antonio Ricciardi. Una decisione presa nell’infuriare delle polemiche sui bandi che mandano a morire i daini che abitano la Foresta demaniale del Circeo, dichiarata nel 1977 Riserva della Biosfera tutelata dall’Unesco”. Lo sottolinea l’Oipa, Organizzazione internazionale protezione animali, chiedendo “l’annullamento dei bandi ora che l’ente, già senza direttore, vede anche le dimissioni del presidente.

I controversi bandi del Parco del Circeo

Il Parco nazionale del Circeo con questi bandi, la cui scadenza è stata inoltre prorogata di un mese, non ha mantenuto gli impegni presi solo un anno fa, quando garantiva un piano di contenimento incruento da portare avanti con le sterilizzazioni”, spiega il presidente dell’Oipa, Massimo Comparotto. “La scelta invece – prosegue – è stata quella di assegnare anche ad aziende venatorie e alimentari i daini che catturerà nella Foresta demaniale nell’ambito del Piano gestionale di controllo del daino”. In particolare, il Consiglio direttivo dell’ente un anno fa aveva ribadito che avrebbe attuato “tutte le possibilità, non cruente e senza sparo, iscritte a vario titolo nel Piano per raggiungere l’obiettivo della diminuzione della popolazione di questa specie.

La battaglia della Protezione animali

Allo scopo di per ridurre la pressione sul territorio: spostamenti interni ed esterni, verifica su efficacia di sperimentazione farmaci immunocontraccettivi condivisa con organi competenti”. E invece c’è stata la pubblicazione sul sito web del Parco “tre bandi per la cessione degli esemplari che saranno catturati”, sottolinea l’Oipa. “Gli animali saranno ceduti rispettivamente ad aziende agri-turistico-venatorie dove si pratica la caccia. Poi ad allevamenti a scopo alimentare, e a proprietari di recinti che abbiano le caratteristiche idonee a ospitare gli esemplari a ‘scopo ornamentale’”.