Parco Tiberis sul Tevere, il Campidoglio ‘dribbla’ la domus della Roma Antica: ok a variante più mutuo da un milione
Roma, ex spiaggia Tiberis varata dalla ex sindaca Virginia Raggi, tra San Paolo e Marconi, in procinto di divenire un nuovo parco d’Affaccio sul Tevere (un progetto del sindaco Gualtieri e dell’assessore Alfonsi), riparte il cantiere. Dopo il lungo stop della scorsa estate imposto dal rinvenimento – durante gli scavi – di preesistenze archeologiche. Fondazioni, ambienti, tracce di un edificio di epoca romana, una vera e propria domus della Roma Antica. Risultato: stop al cantiere, verifiche, prescrizioni e confronto con la Soprintendenza. A Roma succede sempre così: il sottosuolo non chiede permesso, si presenta e detta l’agenda.
La ripartenza passa da una “variante”: +96mila euro
Per ripartire, il Campidoglio usa lo strumento classico dei cantieri pubblici: la perizia di variante. Tradotto dal burocratese: “ci sono lavori imprevisti e imprevedibili, dobbiamo cambiare alcune cose e costa di più”. L’aumento approvato è di 96.184,58 euro (IVA compresa). Non briciole. E non è solo una faccenda di tecnici e carte: significa che il progetto, così com’era, non stava in piedi davanti alla realtà emersa dallo scavo. La domanda sorge spontanea: non era stati compiuti sondaggi preventivi di carattere archeologico in quell’area? Mistero. La domus della Roma Antica verrà esposta al pubblico o solo ‘dribblata’ per velocizzare un cantiere già fin troppo lento? Mistero. Non c’è, negli atti capitolini che circolano/nel racconto istituzionale finora noto, una frase che dica: “La domus sarà resa visibile al pubblico” o “Sarà realizzato un percorso archeologico visitabile”.
Un parco “per tutti”, ma pagato a rate: il nodo mutuo
La narrazione ufficiale di Gualtieri e Alfonsi è invitante: parco, accessibile anche d’inverno, valorizzazione del Tevere, spazio pubblico più vivo. Peccato che il conto sia quello che è: 1,18 milioni complessivi di euro. E la parte più grossa non arriva da “risparmi” o fondi freschi: arriva da mutuo, cioè prestito. In cifre: circa 1,06 milioni finanziati a debito, mentre una quota minore copre servizi tecnici con risorse di bilancio già disponibili.
Lo sconto “miracoloso” e la realtà romana dei cantieri
All’inizio c’era il trofeo da comunicato stampa: gara aggiudicata con un ribasso del 32,157%. Traduzione: “abbiamo speso meno del previsto”. Ma chi vive Roma lo sa: spesso la storia va così. Prima lo sconto fa notizia, poi arriva l’imprevisto, la variante, la rimodulazione, e le “economie” si riducono. In questo caso, la variante non fa salire l’importo totale dell’opera (che resta 1,18 milioni), però si mangia una fetta consistente di quel margine risparmiato.
Cosa cambia davvero: cisterna, scavi più lenti e perfino alberi da spostare
Il ritrovamento archeologico non è una foto da social. Significa analisi preventive insussistenti, scavi più lunghi, movimentazione terra più complessa, rilievi topografici delle evidenze, ripensamento di dove mettere impianti e locale tecnico della “piazza d’acqua”. In sostanza: si cambia la tipologia della cisterna, si rinuncia o si ricalibra il vano tecnico in alcune parti, si evitano interferenze con le strutture antiche. E ci sono anche interventi “laterali” che raccontano l’assurdo romano: trapiantare tamerici perché crescono sopra i resti.

Tempi che scivolano e politica che corre: la domanda è una sola
Il cantiere, intanto, ha conosciuto sospensioni e proroghe. E mentre la città corre tra scadenze, cantieri e promesse di “rigenerazione”, il Tevere diventa il palcoscenico perfetto: verde, turismo, passeggiate, sicurezza. Tutto bellissimo, sulla carta. Ma al cittadino medio interessa una cosa soltanto: finisce davvero? E soprattutto, dopo l’inaugurazione con nastro e selfie, chi garantisce manutenzione, pulizia, illuminazione e controllo? Perché a Roma il problema non è mai solo costruire, pagando con il ‘solito’ mutuo. È non abbandonare il giorno dopo.