Parte la ‘corsa’ del Campidoglio per rendere ‘vendibile’ la Centrale del Latte di Roma: ok a pannelli fotovoltaici e latte UHT
Roma, la Città Metropolitana (l’Ente pubblico guidato dal sindaco, Roberto Gualtieri, e dal suo vice, Pierluigi Sanna) ha approvato alcune modifiche all’Autorizzazione Ambientale (AIA) della Centrale del Latte di Roma S.p.A., la storica azienda di via Fondi di Monastero che, dopo una lunga contesa giudiziaria con Parmalat, è tornata nella proprietà del Campidoglio dal 1 agosto 2023. Un atto apparentemente tecnico, ma che tuttavia assume un peso politico notevole se letto nel contesto economico che circonda la società. Dopo un default economico da 2,4 milioni di euro per il solo anno 2024, la Giunta capitolina, guidata sempre dal sindaco Gualtieri, ha detto ‘Sì’ alla dismissione della storica azienda romana lattearia, o per meglio dire alla svendita delle quote capitoline, e quindi anche alla fine del controllo pubblico sull’azienda, come da noi ricostruito in un articolo esclusivo.
Le modifiche autorizzate dalla Città Metropolitana di Roma per l’azienda includono, tra le altre cose, l’installazione di un nuovo impianto fotovoltaico che sorgerà su tre aree di proprietà aziendale. Ma anche, soprattutto, l’introduzione di una nuova linea di produzione industriale dedicata interamente al latte UHT, ossia a lunga conservazione, che rappresenterà tra il 5 e il 10% della produzione complessiva.
Una mossa che, sulla carta, mira a modernizzare l’impianto, ampliare l’offerta industriale e forse anche a incentivare una ‘corsa‘ da vero fotofinish per tentare di rendere più ‘appetibile’ l’azienda per i tanti (e noti) colossi del settore che operano tra Roma e provincia e, soprattutto, la Regione Lazio.
Centrale del Latte di Roma, una transizione energetica e industriale… ma a fine corsa
Il paradosso è evidente: mentre sul piano amministrativo si avvia la riconversione energetica e l’ampliamento della linea produttiva per il latte a lunga conservazione, sul piano politico si prepara (tra l’altro nel totale silenzio stampa e social) l’addio definitivo del Comune di Roma a uno dei suoi marchi più simbolici. La domanda sorge spontanea: ma queste migliorie il Campidoglio non avrebbe potuto introdurle prima, per tentare di mantenere l’azienda in positivo e sotto il suo controlllo? Perché i privati del settore guadagnano cifre importanti, dalla vendita del latte, mentre invece la gestione pubblica dell’azienda produce rosso fisso?
Dal rilancio promesso della Centrale del Latte di Roma, alla svendita ‘silenziata’ sui social e media
Solo due anni fa, nel 2023, il ritorno della Centrale del Latte sotto il controllo del Campidoglio era stato salutato come un successo politico. Dopo oltre venticinque anni di gestione privata, prima Parmalat e poi Lactalis, la Capitale tornava a possedere l’81,73% dell’azienda. Ma il sogno del rilancio pubblico si è presto scontrato con la realtà dei conti.
Il Comune di Roma, costretto a coprire il rosso con fondi pubblici, ha visto sfumare in pochi mesi l’idea di una rinascita autonoma. Il piano di rilancio presentato dal Cda nel dicembre 2024 – con obiettivi fino al 2028 – non ha trovato il sostegno finanziario necessario nella Giunta capitolina. E così, tra bilanci in perdita e una gestione appesantita da burocrazia e mancanza di strategie di mercato, è arrivata la decisione più drastica della Giunta Gualtieri: mettere in vendita la Centrale del Latte di Roma.
Il conto che pagano i cittadini di Roma
La vendita della Centrale, in un momento di evidente fragilità economica, solleva più di un interrogativo. L’azienda, un tempo fiore all’occhiello del settore agroalimentare romano, rischia di essere ceduta in condizioni di debolezza, con un prezzo di mercato inevitabilmente ridotto. Il via libera all’installazione dei pannelli e la nuova linea per il latte a lunga conservazione basteranno a rientrare delle perdite enormi accumulate in appena due anni di gestione?

Un addio silenzioso a un simbolo di Roma
La delibera di settembre della giunta Gualtieri ha messo la parola fine a un progetto politico ambizioso ma fallito: riportare in mani pubbliche una società che, sotto la guida privata, aveva mantenuto un equilibrio economico più solido. Oggi la Centrale del Latte appare come un’azienda sospesa tra un passato glorioso e un futuro incerto.
La Centrale del Latte di Roma, simbolo della tradizione alimentare e industriale della città, si avvia così a un nuovo passaggio di proprietà, ancora una volta lontano dal controllo pubblico. Un epilogo che pesa sulla memoria collettiva dei romani e che lascia aperta una domanda semplice ma cruciale: chi trarrà davvero beneficio da questa trasformazione? Presto, probabilmente, lo sapremo.

