Paura a Roma, implode Goal: la maxi struttura in legno costruita per i mondiali di Italia ’90 (FOTO)

Un crollo improvviso ha spaventato il quartiere Flaminio e il Municipio II nella mattinata di oggi, poco dopo le 09,00 am, in via Nedo Nadi 3. A due passi dal Palazzetto dello Sport, il Palatiziano. La struttura in legno alta 16 metri è collassata su sé stessa, parliamo della storica struttura “Goal”, il grande padiglione in legno costruito nel 1989 per i Mondiali di calcio di Italia ’90.
L’imponente opera architettonica, ormai dimenticata e gravemente ammalorata, è venuta giù senza provocare feriti né danni a cose. Ma la paura è stata tanta. Un tonfo secco, un boato, e poi solo macerie. Non vi sono feriti o danni a cose.

Una rovina prevedibile: a Roma implode Goal 1990
La struttura, affidata da anni alla gestione della Soprintendenza Capitolina ai Beni Culturali, era in condizioni critiche da tempo. Difatti era completamente transennata. L’ultimo allarme ufficiale era stato lanciato dal Municipio II, guidato da Francesca Del Bello, appena a maggio 2025. Come ci ha confermato la stessa presidente.
Un documento formale, indirizzato alla Soprintendenza, segnalava il pericolo concreto di un cedimento imminente. E non era il primo. Numerose segnalazioni, sopralluoghi, relazioni tecniche avevano puntato i riflettori sul deterioramento strutturale dell’edificio. Ma le risposte erano sempre rimaste nel limbo della burocrazia. Fino al crollo di oggi.
Goal, simbolo degli anni ’90, vittima dell’abbandono di Roma centro
Il “Goal” era stato progettato come spazio polifunzionale, simbolo dell’ospitalità e dello spirito sportivo di Italia ’90. Posizionato in una zona strategica della città, tra il verde del Flaminio e gli impianti sportivi del Palatiziano, il padiglione aveva ospitato eventi e mostre, incarnando l’energia positiva di un’epoca.
Poi il silenzio. Nessun piano di recupero, nessun intervento di manutenzione. Solo decadenza progressiva, con travi marcite, infiltrazioni e segnali visibili di cedimento.

Un patrimonio dimenticato di Roma
La Capitale continua a perdere pezzi della sua memoria recente. Stavolta è toccato a una struttura architettonica che avrebbe potuto essere valorizzata come bene culturale, magari riutilizzata per scopi pubblici, culturali o sportivi. Invece è stata lasciata al suo destino.
Le responsabilità vanno cercate nella catena di comando pubblica: la Soprintendenza, pur avendone la custodia, non è mai intervenuta concretamente. E il Municipio, privo di poteri diretti, ha potuto solo inviare solleciti ignorati.
Il pericolo ignorato
Il crollo odierno non è stato una sorpresa per chi conosceva lo stato reale dell’edificio. Più volte erano stati richiesti interventi urgenti di messa in sicurezza. Eppure nulla è stato fatto. È stato solo il caso – e il fatto che fosse un orario poco frequentato – a evitare che l’evento si trasformasse in tragedia. Una struttura di quelle dimensioni, in pieno centro urbano, ridotta a un relitto instabile, rappresentava un pericolo reale. Ignorarlo è stata una scelta. Costosa, se non altro per il patrimonio collettivo che è andato distrutto.
Roma perde un altro pezzo
Con il crollo del “Goal”, Roma dice addio a un altro simbolo della sua storia sportiva e culturale. Un’opera che avrebbe potuto raccontare ancora qualcosa, se solo fosse stata ascoltata per tempo. Oggi, invece, restano solo travi spezzate, polvere e il rammarico di un’occasione persa. In una città dove il passato viene celebrato solo a parole, la cronaca dimostra ancora una volta che la memoria, se non viene curata, finisce per crollare. Letteralmente.
