Minaccia al principe Marco Doria, un proiettile nella cassetta delle lettere: “Sotto scorta da anni, mia madre ha rischiato di sentirsi male”

Marco Doria

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Un proiettile di grosso calibro, probabilmente da mitragliatore d’assalto, rinvenuto all’interno della cassetta delle lettere, accompagnato da un’etichetta con impresso un solo nome: “Doria”. È l’ennesimo inquietante segnale intimidatorio rivolto a Marco Doria, ex presidente del tavolo per la riqualificazione delle Ville Storiche di Roma Capitale e attuale membro della II Commissione Speciale Antimafia.

Il fatto è avvenuto nel pomeriggio di venerdì 20 giugno, intorno alle 17, mentre Doria si trovava nel suo ufficio. A dare l’allarme, in preda all’agitazione, è stata la madre 84enne, che ha scoperto il proiettile tra la posta e, sconvolta, ha immediatamente avvisato il figlio. “Era talmente agitata – racconta Doria – che non le uscivano nemmeno le parole. Mi diceva che doveva stendersi perché stava per perdere i sensi. L’ho rassicurata dicendole che stavo rientrando subito a casa”.

“Per anni sotto scorta, ma l’allerta resta alta”

Doria vive sotto protezione da circa cinque anni. “Il primo anno sono stato affidato ai Carabinieri, da quattro sono sotto la tutela della Polizia di Stato, Reparto Scorte di Villa Tevere”, precisa. A seguito della chiamata d’emergenza della madre, ha tentato invano di contattare la stazione locale dei Carabinieri, che svolge servizio di vigilanza saltuaria presso la sua abitazione. “Non rispondeva nessuno. Ho allora chiamato direttamente il comandante, che però era fuori sede”, aggiunge.

Nel frattempo, con gli agenti della scorta ha fatto rientro verso l’abitazione, ma il traffico della Capitale ha complicato il rientro. “Ho contattato il 112 NUE e chiesto di parlare con la Compagnia Cassia per spiegare quanto stava accadendo. Anche noi eravamo in arrivo”.

L’intervento delle forze dell’ordine

Alle 17:20 circa, Doria è finalmente giunto a casa. “Ho trovato mia madre distesa sul divano, sconvolta. Insieme al personale della scorta ci siamo recati in giardino, dove abbiamo verificato quanto aveva raccontato: nella cassetta delle lettere c’era effettivamente un proiettile di grosse dimensioni, simile a quelli in dotazione ai mitragliatori d’assalto. Sul corpo del proiettile era stata applicata un’etichetta con il mio cognome”.

Immediato l’intervento delle forze dell’ordine: oltre agli agenti della Polizia di Stato del Reparto Scorte, sul posto sono accorsi anche uomini dell’Arma dei Carabinieri, una volante del Commissariato Flaminio Nuovo, agenti della Squadra Mobile e personale della Polizia Scientifica.

Il gesto intimidatorio

Non si tratta del primo episodio preoccupante che coinvolge Marco Doria. La sua figura, impegnata in attività di tutela del patrimonio pubblico e contrasto all’abusivismo, è da tempo nel mirino di interessi criminali. Durante il suo mandato come presidente del tavolo tecnico per la riqualificazione delle ville storiche, aveva ricevuto diverse minacce, soprattutto in merito agli sgomberi e alla restituzione alla collettività di aree pregiate occupate abusivamente.

L’intimidazione del 20 giugno, con la scelta simbolica di colpire la sfera privata e familiare, lascia intendere un’escalation nel livello di minaccia che a quanto pare non si ferma nel tempo. Il fatto che il proiettile riportasse il nome della vittima designata conferma l’intenzione di lanciare un messaggio diretto, personale, e dal peso potenzialmente mafioso.

Indagini in corso

Le forze dell’ordine hanno avviato le indagini per identificare i responsabili del gesto. La Direzione Distrettuale Antimafia è stata informata dell’accaduto. Gli investigatori non escludono alcuna pista: dalla vendetta personale alla pressione da parte di ambienti criminali legati alla gestione illecita di immobili e territori di pregio nella Capitale. “La mia attività è sempre stata trasparente e nel pieno rispetto delle regole – ha ribadito – ma in questa città il crimine ha ancora troppi spazi di manovra”.