Pd e grillini vogliono riaprire le scuole tra una settimana. Al via la terza ondata?

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Pd e grillini insistono con la riapertura delle scuole tra una settimana. ”Ai fini del contenimento dell’epidemia da Covid-19, le istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado adottano forme flessibili nell’organizzazione dell’attività didattica” in modo che, ”dal 7 gennaio al 15 gennaio 2021, sia garantita l’attività didattica in presenza al 50 per cento della popolazione studentesca. La restante parte dell’attività è erogata tramite la didattica digitale integrata”. E’ quanto prevede l’ordinanza firmata dal ministro della Salute Roberto Speranza e pubblicata in Gazzetta ufficiale. Ma sono in molti a protestare.

I presidi: “Difficile la riapertura delle scuole”

La ripresa delle lezioni in presenza il prossimo 7 gennaio sarà “difficile”. Soprattutto “alla luce della nota del Prefetto Piantedosi dello scorso 24 dicembre” che presenta diverse criticità e indicazioni di complessa applicazione. A lanciare l’allarme il presidente dell’Associazione nazionale Presidi del Lazio, Mario Rusconi. Che annuncia all’Adnkronos di aver inviato una nota “al Prefetto di Roma, al Direttore dell’USR-Lazio e al Ministro Azzolina”. Nella nota esprime tutte le criticità che il documento del Prefetto “evidenzia e non risolve”. E rende nota l’intenzione di alcuni presidi del Lazio di comunicare “all’USR-Lazio le concrete, oggettive e motivate esigenze che rendono di difficile attuazione la rimodulazione dell’organizzazione scolastica così come richiesta dall’ordinanza prefettizia”.

Le fasce orarie vanno rimodulate

“Ad esempio – spiega Rusconi – per l’adozione delle fasce orarie 8–10 è necessario rimodulare l’organizzazione delle lezioni e conseguentemente quella dei docenti comportando particolari difficoltà. A volte anche irrisolvibili poiché numerosi docenti lavorano su 2 o 3 scuole diverse”. Non solo, “per gli studenti degli istituti tecnici e professionali che hanno diverse ore di laboratori l’entrata delle 10 prevederà un’uscita tra le 16 e le 17 per cui i ragazzi non arriveranno, nel caso di Roma, al proprio domicilio prima delle 18. Ci chiediamo – evidenzia Rusconi – quale sarà per loro il tempo per lo studio e quello per la vita personale. Tutti gli studenti poi, a prescindere dalla tipologia di scuola, dovranno consumare un panino in classe ma non si conoscono ancora quali norme di sicurezza sanitaria dovranno rispettare”.

Difficoltà anche per il personale delle scuole

Aggiunge Rusconi: “Anche per il personale della scuola bisognerà rimodulare completamente l’orario. Comportando una distribuzione dalle 7:30 alle 19, considerando che i collaboratori scolastici dovranno avere il tempo necessario per l’igienizzazione profonda dei locali. Anche la disposizione di utilizzare il sabato come giorno per le attività didattiche, per quelle scuole in cui non è prevista, crea notevoli problemi riorganizzativi visto i tempi ristretti in cui intervenire. Per le scuole in cui è poi prevista attività per sei giorni costringerle a ridimensionarle su cinque non è assolutamente facile”. Poi  “l’entrata degli studenti nelle due fasce imposte genererà certamente assembramenti in tutte quelle situazioni in cui i mezzi di trasporto, specialmente extraurbani, effettuano soltanto una corsa mattutina.

E il trasporto pubblico locale è pronto?

Sono numerosi gli studenti che giornalmente raggiungono Roma dai paesi limitrofi. E ancora le aziende di trasporto pubblico locale non hanno dato notizia alle scuole circa la nuova pianificazione dei servizi”. Infine, conclude Rusconi: “Al tavolo di coordinamento che ha portato alla nota del Prefetto i presidi non sono stati invitati ad intervenire. E oggi ci troviamo da soli a dover risolvere tutti questi problemi. Ci sembra che il diritto all’istruzione in salute e sicurezza degli studenti venga posto a livello secondario rispetto alle diverse esigenze lavorative, il cui piano dettagliato ancora non risulta alle scuole.

Che fine ha fatto l’autonomia delle scuole?

Lo spazio che la normativa nazionale riserva all’autonomia organizzativa scolastica non è stato preso in attenta e doverosa considerazione. Proprio per questo molti istituti scolastici della nostra regione comunicheranno all’USR-Lazio le concrete, oggettive e motivate esigenze che rendono di difficile attuazione la rimodulazione dell’organizzazione scolastica così come richiesta dall’ordinanza Prefettizia”.