Pd e M5S alla disperazione: a Roma si possono battere
In fondo potrebbero essere fatti loro, di quelli del Pd che hanno mal di pancia per l’intesa di ferragosto con M5s. Però si tratta del partitone che governa l’Italia e vuole farlo ancora, e quello che succede da quelle parti ci riguarda tutti.
Lo sfogo che ieri Matteo Orfini, indomito deputato romano ribelle al nuovo corso, non lascia indifferente. Perché si tratta di democrazia.
Pd e M5s non sono imbattibili
E su Facebook l’ha buttata giù dura. Anzitutto parlando della scelta dei tempi: “A Ferragosto e nella distrazione generale abbiamo deciso di sposarci col M5s”. Si sono scordati valori di riferimento, sentenzia Orfini. Ad esempio, ”sulla democrazia, che si può violentare con un taglio dei parlamentari non accompagnato da alcuna riforma”. E ancora: “Sulla giustizia, dove il garantismo muore ogni giorno sotto la visione cupa e violenta del giustizialismo grillino”. Ovviamente, pure “sui migranti, con i decreti sicurezza, la Bossi Fini e gli accordi con la Libia che sono sempre lì”.
Uno la potrebbe chiudere qui, ma non sarebbe sensato. Perche’ se e’ vero che nel Pd Orfini lo hanno messo all’angolo, non è sempre detto che sia la legge fredda dei numeri a dover fare comunque la differenza. E che se il matrimonio di presunta convenienza tra Pd e grillini possa produrre gli effetti che sperano.
La botta di Orfini ai suoi
La riflessione di Orfini – che mette nel piatto anche altri temi ancora come il lavoro – e’ di quelle che a sinistra toccano corde sensibili. E se ad esempio a Roma – che il deputato Pd conosce bene – ci si illude di far calare sulla citta’ un orrendo patto di potere si illudono. Comandava, ricorderà Ignazio Marino. E anche lui sa che non bastera’ “la paura delle destre” per vincere in Campidoglio se abbandonano le loro bandiere sognando una somma di voti inesistente.
La fine delle passioni e l’amore per il potere durano il tempo di una stagione che passa presto. Ed e’ anche il motivo per cui da giorni ci permettiamo di insistere col centrodestra affinche’ sciolga senza indugio il nodo della candidatura nella Capitale. Abbiamo bisogno di un nome che affascini la Capitale e di un programna di spirito ambizioso.
Stare fermi e’ un delitto di fronte al suicidio che si puo’ compiere a sinistra. A Roma bisogna offrire una bella proposta contro la quale non bastera’ il solito, trito e ritrito armamentario antifa’. Se l’alternativa è rappresentata dall’ammucchiata tra Pd e Cinquestelle, la chiamata alle armi riguardera’ esclusivamente gli addetti ai lavori. Anzi, ai livori.
Il popolo non ha piu’ voglia di stare appresso ai professionisti dell’odio. Fanno sbadigliare. A destra bisogna rispondere con la concretezza degli uomini e delle donne migliori a disposizione.