Pedica ci fa riflettere: “Il virus col caldo non muore”. No, però…

africa virus

L’Africa sta per implodere per il virus? Quanto scritto dal deputato romano Stefano Pedica sulla sua bacheca fa riflettere. Pedica racconta di aver chattato via facebook con un suo amico che vive in Senegal, dove ora ci sono 40 gradi. Dopo i convenevoli, Pedica chiede all’amico se lì c’è il virus, e l’amico gli risponde di sì. Poi gli racconta che dalle 20 alle 6 c’è il coprifuoco, poi però si può uscire. Allora l’esponente del Pd gli chiede direttamente: “Ma il virus non muore con il caldo, allora…”, al che il senegalese risponde sicuro: “No, macché”… Dialogo piuttosto preoccupante, anche perché ultimamente i missionari hanno lanciato l’allarme Africa.

Il virus ha colpito “orizzontalmente” la Terra

In realtà, guardando  la mappa del contagio su una mappa planetaria, la zona rossa corre orizzonalmente al pianeta, ossia prende Cina, Iran, Europa, Stati Uniti. A Nord e a Sud di questa zona c’è meno contagio. O almeno così crediamo. L’equivoco in cui è caduto anche Pedica, e molti di noi, sta nel fatto che non è il caldo che uccide il virus. Ma il fatto che con una temperatura più mite è più difficile prendersi la polmonite o la bronchite, che sono fattori di rischio per il coronavirus. Tutto qui. L’equivoco, o meglio la speranza, è nato anche da fatto che in Africa e in Sudamerica, si fanno meno controlli, si scambia coronavirus con influenza, e poi ci sono altre mille malattie anche più gravi.

In Sudafrica tutto chiuso, e guai a chi esce…

Ma l’amico del deputato ci riporta alla realtà. L’Africa, Senegal compreso, si sta accorgendo di quanto sta accadendo. Alcune nazioni hanno imposto il coprifuoco, ma poi di giorno bisogna andare a lavorare, perché l’alternativa è morire certamente di fame. Perché di coronavirus si può guarire, ma di fame si muore. Quindi l’appello di tutti o quasi gli Stati africani è di stare attenti al distanziamento ma di andare comunque a lavorare. In Africa la maggioranza delle persone ha lavori saltuari, precari, e il telelavoro non esiste. Così come le strutture sanitarie. L’unico Paese di cui si sa qualcosa e che ha chiuso tutto è il Sudafrica. Per tre settimane la gente non può uscire per nessun motivo, vietata la vendita di sigarette ed alcool, non può portare fuori il cane né fare attività fisica fuori casa. Gli assembramenti vengono dispersi con la forza.

(Foto adnkronos)