Pena di morte: oggi all’Esquilino in piazza la resistenza iraniana

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Alla vigilia della Giornata mondiale ed europea contro la pena di morte, la Resistenza Iraniana scende in piazza nella Capitale per manifestare la sua ferma opposizione alle pena di morte. La manifestazione. prevista oggi dalle 14 a piazza dell’Esquilino tra l’obelisco e via Cavour, vedrà tra i partecipanti anche gli attivisti di Nessuno Tocchi Caino. “Abbiamo aderito – racconta il segretario Sergio D’Elia – L’Iran, che utilizza la pena capitale come strumento intimidatorio, è al secondo posto dopo la Cina sul podio delle esecuzioni capitali, primo se si considera il rapporto tra popolazione ed esecuzioni”

“Il regime dei mullah è basato sulla violenza in ogni campo ed in ogni occasione. La dittatura religiosa al potere in Iran da decenni è al primo posto sul podio delle esecuzioni capitali. Tant’è il mullah con il carico del presidente della Repubblica del regime è tra responsabili principali dell’eccidio dei 30.000 prigionieri politici dell’estate 1988”, afferma l’Unione delle Associazione iraniane residenti in Italia sostenitori del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana.

Iran, per la pena di morte basta un giuramento dei parenti della vittima

Secondo informazioni ottenute da Iran Human Rights, un uomo è stato giustiziato nella prigione centrale di Kermanshah il 30 settembre. La sua identità è stata stabilita come Mashallah Sabzi, 48 anni, condannato per omicidio. La condanna a morte di Sabzi è stata emessa dopo una cosiddetta “cerimonia di Qassameh (anche Qossameh)”, che tradotto letteralmente significherebbe “ricostruendo la scena del crimine”.
Nei casi di qisas (omicidio o lesioni) dove non ci sono prove sufficienti, ma il giudice non è convinto dell’innocenza di un imputato, il giudice dichiara il “Los”. In tal caso, la vittima o il parente più prossimo della vittima possono chiedere il Qassameh. Qassameh si basa sul giuramento sul Corano da parte di un certo numero di familiari della vittima che si dicono certi della colpevolezza dell’imputato. Nei casi di omicidio, sono necessari 50 membri maschi della famiglia della vittima. Va notato che le persone che giurano nelle cerimonie Qassameh non è necessario siano state testimoni dei fatti, e di fatto quasi mai lo sono.
Sabzi era stato arrestato nel 2010 e accusato di omicidio. L’uomo, che fino all’ultimo ha sostenuto la propria innocenza, è stato giustiziato senza che i familiari avessero l’opportunità di un’ultima visita.