Pennacchi: Nel mio nuovo libro su Latina canto chi ha voglia di lavorare…”
Arriva il nuovo libro di Pennacchi. Voglia di darsi da fare, di lavorare per cambiare e migliorarsi. Negli anni Cinquanta, rispetto ad oggi, c’era un desiderio più vivo di emanciparsi da una situazione di debolezza e povertà. La pensa così Antonio Pennacchi, premio Strega nel 2010 con “Canale Mussolini”, (Mondadori). Ora racconta ora nel suo nuovo libro, La strada del mare, appena uscito con la casa editrice di Segrate, gli anni Cinquanta attraverso le memorie della sua città, Latina. Un percorso con cui lo scrittore riassume anche la storia d’Italia di quel periodo. E che gli fa dire che, a differenza dei nostri anni, nel decennio che va dai Cinquanta ai Sessanta, ”c’era più voglia di lavorare”.
Pennacchi: allora c’era l’Asiatica
”Noi – racconta Pennacchi all’AdnKronos – oggi abbiamo il coronavirus, ma allora ci fu l’asiatica che fece 30mila morti. Si ammalò un sacco di gente, si ammalò quasi metà del popolo italiano”. Secondo Pennacchi, quella pandemia che si sviluppò tra il 1957 e il 1960, ”non fu tanto diversa da quello che stiamo vivendo oggi. Però allora l’impatto fu differente”. Insomma ”si ragionò in base al principio a chi tocca tocca, si andava a lavorare. Ecco c’era questo, c’era voglia di lavorare. C’era voglia di darsi da fare. Adesso c’è meno voglia di fare”, sottolinea Pennacchi. L’autore presenterà il suo libro a Insieme Festival il 3 ottobre alle 18,30 all’Auditorium Parco della Musica di Roma.
La crescita di Latina dopo la guerra
Continuando sulla falsariga del confronto tra il passato e il presente, lo scrittore sottolinea che ”alcune cose sono simili, altre diverse. Se il nostro tempo è diverso da quello che descrivo lo giudicherà il lettore”. Al centro del racconto c’è ancora, come nei libri precedenti, la famiglia Peruzzi rappresentata da tutti i suoi esponenti: Otello, Manrico, Accio, e tutti i figli e le figlie di Santapace Peruzzi e di zio Benassi. Giovani che crescono negli anni del boom economico, mentre l’antica Littoria diventa Latina e si sviluppa spingendosi fino alla costa grazie alla strada del mare che legherà la città al promontorio del Circeo. La vicenda, argomenta Pennacchi, ”si inserisce tra quello che ho raccontato nel Fascio Comunista, a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, e quello che ho descritto in Canale Mussolini.
Le vicende sono ambientate negli anni Cinquanta. C’è la famiglia Peruzzi e c’è Latina che cresce. Descrivo gli anni del boom, il passaggio dalla miseria, dalla disoccupazione e dall’emigrazione al lavoro e allo sviluppo”. Insomma, pagina dopo pagina, si familiarizza con la ”gente che è venuta dalla guerra, dall’emigrazione, dalla campagna le cui storie si incrociano anche con alcuni fatti avvenuti a Latina”, precisa lo scrittore. Città che, racconta, ha ospitato anche pezzi da novanta come Audrey Hepburn, e John e Jacqueline Kennedy che, in alcuni casi, hanno legato la loro permanenza a vicende del tutto particolari.