Per l’Atac è in malattia, ma sta in vacanza a Gran Canaria

Lei si chiama T.G., ed è una capostazione di 50 anni dell’Atac. Peccato però che da molto tempo per l’azienda e l’INPS risultasse in malattia. Mentre invece la dipendente si era costruita una nuova vita. Gestendo un bed & breakfast sulle rive dell’oceano a Playa Puerto Rico, nel sud di Gran Canaria. Con tanto di foto pubblicate sui social, e la dizione ‘what else’, che altro ancora? Indubbiamente un bel salto di qualità della vita, rispetto alla grigia divisa di servizio. Peccato però che i contribuenti romani continuassero a pagare lo stipendio della signora. Almeno fino a quando la stessa Atac e l’INPS hanno mangiato la foglia. Con accertamenti incrociati, che hanno evidenziato delle palesi irregolarità nelle certificazioni mediche. Tutte fatte in fotocopia. E poi, T.G. la sua nuova vita la voleva condividere sui social. Così sul profilo della capo stazione sono iniziati ad apparire scorci di oceano. Foto in costume e scorci mozzafiato. E alla fine il cerchio si è chiuso. Con l’apertura di un procedimento disciplinare, che verosimilmente porterà ad un rapido licenziamento.

La dipendente Atac che ha scelto una nuova vita. Ma che non rinunciava allo stipendio

Certo, chiunque può cercare di costruirsi una nuova vita. Ovviamente, anche una capo stazione dell’Atac. E auguriamo alla signora grande successo per il suo B&B a Gran Canaria. Forse però, prima di partire avrebbe dovuto licenziarsi. Anziché simulare una malattia inesistente. Continuando a percepire lo stipendio aziendale. E godendo dei contributi versati all’INPS dal datore di lavoro. Adesso però, dopo quasi un anno (la malattia della dipendente era iniziata a fine 2020) l’inganno e’stato scoperto. Meglio tardi che mai, è il caso di dire. Ed è stata attivata la procedura disciplinare. Che porterà verosimilmente ad un rapido licenziamento. Chissà, magari alla (quasi) ex capo stazione interesserà poco. Tra la brezza tiepida delle Canarie e le onde dell’oceano. Ma almeno le sue vacanze non saranno più pagate dai cittadini romani. Sperando che anche i soldi pubblici versati finora, ritornino indietro con gli interessi. Per vivere bene, alla dipendente infedele basteranno senz’altro i soldi dei turisti che andranno nel suo albergo. Sperando che con loro, T.G. sia più corretta di quanto non  sia stata nei confronti dell’azienda per la quale lavorava da decenni.

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