Per i grillini i guai non finiscono mai. Il caso Di Donna aizza i deputati ribelli contro Conte

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Per i grillini i guai non finiscono mai. A cinque giorni dalle elezioni amministrative irrompe anche all’interno del gruppo parlamentare M5S il caso di Luca Di Donna, l’avvocato d’affari vicino al leader pentastellato Giuseppe Conte. Su di lui – come scrive il quotidiano Domani – si sarebbero accesi i fari dell’antiriciclaggio per alcune operazioni finanziarie sospette. Sempre su Di Donna, riferisce ancora La Verità, si concentrerebbe un’indagine della Procura di Roma partita dalle dichiarazioni del faccendiere Piero Amara. Tra le ipotesi di reato il traffico illecito di influenze, scrive il giornale diretto da Maurizio Belpietro ponendo l’accento sulle consulenze svolte dall’avvocato per conto di aziende controllate dallo Stato.

Deputati grillini nel panico

E ora molti deputati grillini sono nel panico: dal momento che il nome di Di Donna è stato recentemente associato dalla stampa anche alla futura scuola di formazione del Movimento 5 Stelle, una specie di Frattocchie in sedicesimo, vecchio pallino di Conte. E i deputati grillini attaccano Conte per questo. “Il progetto per il nuovo M5S richiede un approccio basato sui criteri di trasparenza, chiarezza e correttezza. Ecco perché le ombre sollevate negli ultimi giorni da alcuni quotidiani, e relative alle segnalazioni dell’antiriciclaggio su Luca Di Donna, collega vicinissimo al neo presidente del Movimento, non ci fanno bene”. L’ala più fredda nei confronti dell’ex premier invitano quindi con fermezza Conte “a chiarire al più presto questa vicenda dissipando possibili ombre”.

Conte mette le mani avanti: le amministrative non contano…

Mentre i palazzi della politica restano semi-deserti (i parlamentari si trovano quasi tutti sui territori per la campagna elettorale) l’attenzione è focalizzata sullo step delle amministrative, che rappresenta il primo banco di prova per la leadership di Conte. Il quale però prudentemente, si è più volte affrettato a dichiarare che il voto del 3 e 4 ottobre non è da considerarsi “un test”. Cosa che ha fatto anche il dem Enrico Letta, forse presagendo la sconfitta di Siena. Il morale delle truppe pentastellate insomma non è dei migliori: “Ci aspettiamo un bottino magro quasi dappertutto. Solo a Napoli, forse, potremmo ottenere un risultato soddisfacente”, la previsione di una deputata alla seconda legislatura.

Ai ballottaggi appoggio alle sinistre

Conte però si costringe all’ottimismo. “Siamo appena partiti. Questo è il tempo della semina e non mi aspetto una percentuale che possa esser travolgente. Ma una percentuale incoraggiante”, ha risposto a Milano il presidente 5 Stelle, a margine dell’incontro con i consiglieri regionali del Movimento, a chi gli chiedeva dell’obiettivo del M5S alle prossime elezioni nel capoluogo lombardo. Su un eventuale appoggio al sindaco uscente Giuseppe Sala in caso di ballottaggio, Conte ha affermato che “al momento noi pensiamo a concludere questa campagna elettorale e lo facciamo con una proposta di cui siamo assolutamente convinti nel segno della transizione ecologica”. “Noi vogliamo una smart city e per questo abbiamo candidato una manager, Layla Pavone, che ha una grande competenza nel campo delle nuove tecnologie digitali”.

Conte minaccia azioni legali

Infine, parlando a “Dimartedì”, Conte ha minacciato azioni legali. ”Nessuno si azzardi più a parlare di questioni che mi riguardano illecite, perchè a questo punto non lo tollero più. Questa inchiesta di cui alcuni giornali parlano non ho avuto il tempo di leggerla. Non sono più presidente del Consiglio, ora sono più libero, valuterò. Perché, è chiaro, da premier non ho mai mosso un dito contro la libertà di stampa, ma ora sono molto più libero”. Lo ha detto l’ex premier e attuale presidente M5S parlando del caso Amara.