“Perché gli scafisti portano i clandestini proprio in Italia? E sempre in una zona precisa?”

“La mia è una prospettiva non politica ma esclusivamente relativa alla criminalità organizzata che gioca un ruolo sull’immigrazione clandestina, dai trafficanti di uomini in prima battuta a tutto ciò che gira intorno all’immigrazione nella fase successiva”. Lo ha detto il dirigente generale della Polizia di Stato, Maurizio Vallone, intervenuto nel corso del convegno in Senato sull’immigrazione illegale e sulle strategie di prevenzione e contrasto ai reati e alle organizzazioni criminali. Se si pensa a “fenomeni quali l’arrivo di veri e propri velieri dalla Turchia”, aggiunge, viene da chiedersi ma “come mai partono diretti in Italia, affrontando tre ore di dura navigazione, piuttosto che muoversi in direzione della Grecia, dove si arriverebbe in una notte, navigando in acque tranquille?
Clandestini sbarcati dalla criminalità organizzata
E perché, soprattutto, attraccano sempre in una certa zona Italia? Guarda caso in una parte della Calabria che ha la particolarità di essere equidistante sia dalle basi navali della guardia di finanza che della guardia costiera, in difficoltà a intervenire tempestivamente perché distanti? E ancora – prosegue Vallone – gli scafisti che arrivano sulla costa abbandonano l’imbarcazione, spesso rubata, per poi fuggire con i soldi in euro sufficienti per prendere un treno da lì fino a Taranto da dove una nave li porterà verso la Grecia o l’Albania. Tutto questo sarebbe impossibile senza contatti con la criminalità organizzata… C’è la necessità di avere agganci e persone che in caso bisogno possono recuperarli e portarli a destinazione”.

I clandestini poi usati per lo spaccio di stupefacenti
Infine, conclude il dirigente della Polizia di Stato, “la criminalità organizzata gioca un ruolo nell’immigrazione clandestina laddove per il microspaccio di stupefacenti impiegano persone sacrificabili dal loro punto di vista e che non creano danni all’organizzazione se arrestati. Per contrastare tutto questo – aggiunge Vallone – dobbiamo elevare ancor più la nostra professionalità e specializzazione, comprendere come fare per intercettare i canali di finanziamento e di riciclaggio, dimenticare l’immagine retrò del mafioso con la coppola e la lupara e immaginare persone con dimestichezza verso la tecnologia, in grado di comunicare con telefonini e app criptati, dobbiamo avere la capacità di contrastare flussi economici, affinando le nostre capacità”.