Perché il governo secreta il decreto sulle armi all’Ucraina? Sono o non sono “difensive”?

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Il Codacons ha notificato il ricorso al Ministero della Difesa, Ministero degli Affari Esteri e Ministero dell’Economia per l’annullamento del decreto attraverso il quale si autorizza la cessione alle autorità governative dell’Ucraina di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari. Nel documento, di cui l’Adnkronos ha preso visione in esclusiva, si rileva in primo luogo che l’autorizzazione a tale cessione sia avvenuta “in assenza del previo atto di indirizzo delle Camere. L’art. 2 bis del D.L. n. 14 del 2022 prevedeva infatti la cessione di tali mezzi militari in favore delle autorità ucraine previo atto di indirizzo delle Camere”. Tale atto di indirizzo, sottolinea il Codacons, “neanche menzionato nel preambolo del decreto ove richiamati i vari provvedimenti adottati sul punto.

Secretazione del decreto completamente illegale

Risulterebbe dunque che i predetti Ministeri abbiano introdotto una nuova norma contenente una azione non contemplata dal D.L. n. 14/2022, in palese violazione tra l’altro degli artt. 97, 70 e 77 Cost. che riservano la funzione legislativa, rispettivamente, alle Camere e, in casi di necessità e urgenza, al Governo”. Il Codacons evidenzia poi un altro aspetto, quello della “classificazione”, ovvero della secretazione del decreto con cui il governo ha disposto la cessione del materiale militare. “Atteso che non c’è nel territorio nazionale alcuna deliberazione dello stato di guerra così come previsto dall’ art. 78 Cost., non è consentita la classificazione ovvero la secretazione di un documento che dovrebbe contenere una mera elencazione dei mezzi e dei materiali di mera difesa ceduti all’Ucraina”.

“Allora non sono equipaggiamenti meramente difensivi”

“Pertanto – sottolinea il Codacons – dalla secretazione del suddetto allegato si deduce che non si tratta di un elenco di equipaggiamenti meramente difensivi. Altrimenti non avrebbe motivo di essere coperto da segreto. Quindi l’Italia si trova in uno stato di guerra non formalmente deliberato con conseguente violazione dell’art. 78 della Costituzione e dei principi di trasparenza”. Secondo l’analisi del Codacons “l’Italia sta partecipando al conflitto bellico. Come? Mediante la fornitura di equipaggiamento militare al Paese interessato dal conflitto, senza, tuttavia, aver proceduto formalmente all’attivazione di uno stato di guerra. Con la conseguenza che il decreto gravato è da considerare illegittimo ed emanato in violazione dell’articolo 78 della Costituzione oltre che dei principi trasparenza e buon andamento”.

L’Italia si espone alle rappresaglie russe

Con questo aiuto, “non marginale ma del tutto determinante, l’Italia si è esposta a rappresaglie da parte delle armate russe. Ragione questa ulteriore per la quale con il presente ricorso si avanza istanza di sospensione”. E’ chiaro il grave danno che subirebbe un Paese nel trovarsi coinvolto in un conflitto non deliberato dall’organo politico. In totale violazione dei precetti costituzionali a tutela della pace e delle procedure per giungere solo in extrema ratio, solo a fini meramente difensivi, in uno stato di guerra. Si chiede la sospensione dei provvedimenti impugnati sino all’emissione della Delibera di conferma del Parlamento. Nonché la sospensione della secretazione dell’Allegato al decreto interministeriale del 22 aprile 2022″.