Peruviani assembrati a Roma per le elezioni. “Noi non possiamo votare, loro sì…”

Le elezioni dei peruviani in Italia diventano un caso politico e la prova dell’ennesima contraddizione del governo. Noi non possiamo votare, perché altrimenti si creano assembramenti. Domenica 11 aprile, in Perù si sono infatti svolte le elezioni presidenziali. Dalle urne usciranno il presidente della Repubblica, due vicepresidenti, 130 membri del congresso della Repubblica e 5 parlamentari andini per il quinquennio governativo 2021-2026.
Rampelli: “I peruviani possono votare, noi no”
“Come consuetudine, anche gli stranieri all’estero sono tenuti al voto nelle sedi indicate negli Stati di residenza. Roma inclusa. “I peruviani residenti in Italia possono votare creando assembramenti con file chilometriche in ogni città, che mai ci sarebbero stati per le elezioni politiche o amministrative nazionali, ma noi no, non possiamo votare. Votano tutti: americani, portoghesi, spagnoli, olandesi, peruviani, andrà a finire che presto o tardi voteranno perfino i cinesi. Noi no. Benvenuti nella Repubblica dell’arbitrio. Figlio della sopraffazione, dove i ristoranti non possono ospitare quattro persone per tavolo. Tuttavia si può stare nel vagone della metropolitana in 100. Dove i peruviani residenti qui possono votare e noi potremo invece votare solo quando si sarà certi che – con qualche alchimia antidemocratica – prevarrà il Partito Democratico, come nella Repubblica Democratica tedesca”.

“La democrazia per gli italiani non vale”
“È tutta questione di democraticità, guai a chiamarla ‘dittatura’. Suona male, l’importante è non usare i carri armati ma manipolare le regole, le scadenze, la Costituzione, le leggi elettorali, trovare sempre il modo democratico per far comandare i democratici…”.
FdI presenterà un’interrogazione sugli assembramenti
È quanto dichiara il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia che ha fotografato stamattina, attorno all’ex deposito Atac di piazza Ragusa, a Roma, migliaia di peruviani in fila davanti al seggio. La vicenda sarà oggetto di un’interrogazione parlamentare al ministro degli Esteri Luigi Di Maio e alla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese.