Petizione contro il “tariffario ammazza-sanità”: un appello per salvaguardare le strutture sanitarie

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L’introduzione del nuovo Nomenclatore tariffario, entrato in vigore il 30 dicembre scorso, ha suscitato un’ondata di proteste da parte di associazioni sanitarie, poliambulatori e cittadini. L’Unione Nazionale Ambulatori, Poliambulatori, Enti e Ospedalità Privata (U.A.P.) ha denunciato che le nuove tariffe rischiano di compromettere gravemente l’operatività delle strutture sanitarie accreditate, specialmente nel Sud Italia, e di creare un ulteriore squilibrio nel già fragile sistema sanitario nazionale.

Un tariffario che penalizza la sanità pubblica e privata

Secondo l’U.A.P., i tagli ai rimborsi per le prestazioni sanitarie convenzionate renderanno insostenibile l’erogazione dei servizi, specialmente nelle regioni del Sud in piano di rientro, dove le risorse sono già limitate. Tra gli esempi più emblematici, il rimborso per il PSA Reflex (esame cruciale per individuare tumori) è sceso da €14,82 a €3,95, e quello per il test D Toxoplasma da €23,37 a €8,50. Queste riduzioni rappresentano tagli che, come sottolinea l’U.A.P., mettono in pericolo la sopravvivenza delle strutture sanitarie accreditate e limitano l’accesso a cure fondamentali per i cittadini.

Le regioni del Nord Italia, non essendo vincolate dai piani di rientro, hanno avuto la possibilità di adeguare le tariffe per evitare le pesanti perdite previste. Ad esempio, in Lombardia, l’assessore al Welfare Guido Bertolaso ha già adottato un nomenclatore tariffario alternativo, rialzando i fondi per evitare un danno economico stimato in un miliardo di euro per l’anno successivo.

Dubbi sulla trasparenza del Ministero della Salute

Un ulteriore punto critico sollevato riguarda l’utilizzo dei fondi destinati alla sanità. Sebbene la Ragioneria dello Stato abbia stanziato 710 milioni di euro per la sanità, il Ministero della Salute ne ha impiegati solo 550 milioni, lasciando inspiegabilmente inutilizzati 160 milioni di euro. Questo, secondo l’U.A.P., aggrava ulteriormente la situazione, ostacolando le strutture sanitarie che già operano in condizioni economiche precarie.

Inoltre, il metodo adottato per calcolare le tariffe del nuovo nomenclatore è stato aspramente criticato. Il modello utilizzato si basa sui costi di una multinazionale priva di spese di gestione generale, senza considerare l’aumento del costo della vita degli ultimi vent’anni. Questo approccio, sostiene l’U.A.P., danneggia in particolare le piccole strutture sanitarie, spingendole verso il fallimento.

Implicazioni per il futuro della sanità italiana

Il nuovo tariffario viene visto come parte di una strategia volta a favorire le multinazionali, che potrebbero monopolizzare il settore sanitario italiano. Questo scenario minaccia di trasformare la sanità in un sistema orientato al profitto, mettendo a rischio il diritto alla salute dei cittadini. La petizione lanciata dall’U.A.P. intende contrastare questa tendenza, chiedendo l’abolizione del tariffario e una riforma che tenga conto delle reali esigenze dei pazienti e delle strutture sanitarie.

Un appello alla partecipazione

Per sostenere questa battaglia, l’U.A.P. invita i cittadini a firmare la petizione online disponibile al link https://chng.it/C6TBz64Fvn. La mobilitazione punta a sensibilizzare il governo italiano sull’urgenza di rivedere le tariffe, garantendo un sistema sanitario che metta al centro la salute delle persone piuttosto che il profitto. Un’ iniziativa rappresenta un passo fondamentale per evitare che il sistema sanitario italiano, un tempo tra i migliori al mondo, venga irrimediabilmente compromesso da scelte politiche e gestionali poco lungimiranti.