Piantedosi sui clandestini: pressione epocale, ma li bloccheremo

sbarchi clandestini lampedusa

Con l’ennesimo delitto di un immigrato il tema diventa ineludibile. Ieri un nuovo naufragio e gli sbarchi sono raddoppiati rispetto al 2022. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, al Corriere della Sera, spiega: «Il sistema dell’accoglienza continua a essere rafforzato grazie alle procedure derogatorie che ci sono consentite dal decreto legge approvato a Cutro e dalla dichiarazione dello stato di emergenza. La capacità dei centri di primissima accoglienza è stata aumentata di quasi 1.500 posti, altri 2.000 si aggiungeranno nelle prossime settimane.

“Stiamo gestendo una pressione epocale”, l’obiettivo è bloccare le partenze

Stiamo operando per ampliare la potenzialità complessiva dei centri per il rimpatrio, anche intervenendo su quelli devastati dagli stessi ospiti. Stiamo gestendo una pressione epocale. Ma è evidente che l’obiettivo a cui tendiamo è bloccare le partenze. Ed è un obiettivo raggiungibile solo con iniziative di medio e lungo periodo ma che portano a soluzioni stabili e durature. Ci vorrà del tempo ma ci riusciremo. Anche grazie agli accordi di rafforzamento della cooperazione con i Paesi di partenza».

Con il governo Meloni il tema clandestini è prioritario

«La Tunisia dall’inizio dell’anno ha impedito le partenze di oltre 30 mila migranti irregolari e sta conducendo una dura battaglia contro i trafficanti. Questo ha consentito l’avvio di un proficuo percorso di collaborazione non solo con l’Italia ma anche con l’Unione Europea. È un partner fondamentale con cui vogliamo e dobbiamo lavorare sempre meglio» dice, sottolineando che in Europa «grazie all’azione internazionale del governo Meloni il tema migratorio è diventato prioritario.

Suscitato un forte impegno dell’Europa

Per molto tempo si è pensato di scaricare il problema sui Paesi di primo ingresso come l’Italia. Ora non è più così. Siamo riusciti a suscitare un forte impegno delle istituzioni europee. C’è la consapevolezza di lavorare per un approccio con gli Stati di partenza e di transito per arrivare a un sistema di ingressi che preveda esclusivamente canali regolari, sicuri e pianificati. Il Patto sottoscritto nel Consiglio dei ministri dell’Interno europei del giugno scorso va in questa direzione, proponendosi di riformare regolamentazioni storiche europee oramai superate come quella di Dublino».