Piercamillo Davigo non ha titolo per spiegarci che cosa è la destra

Piercamillo Davigo

Piercamillo Davigo non capisce che cosa vuol dire essere di destra e provo a spiegarglielo io. Perché in questi giorni appare molto irritato, forse perché anche a lui tocca essere indagato e certo nessuno di noi dirà che è già colpevole. Anzi, gli auguriamo di farla franca, prendendo l’espressione dal suo triste vocabolario.

Ma sono politicamente gravi alcune sue affermazioni. All’epoca di Mani pulite “sono stato accusato di aver voluto favorire Partito Comunista perché avendo fatto fare una perquisizione Botteghe Oscure anziché farla fare alla Guardia di Finanza l’avrei fatto fare ai carabinieri. Ora, pensare che i carabinieri abbiano simpatie comuniste… Faccio solo due considerazioni di ordine politico: in tutto il mondo la destra vuole legge e ordine solo in Italia la destra vuole l’impunità…”

Piercamillo Davigo e la destra…

Ora, se c’è una cosa su cui non si può mentire è proprio sull’identità politica. Per decenni – e Piercamillo Davigo dovrebbe saperlo bene viste le simpatie che gli attribuivano all’epoca Mirko Tremaglia e Ignazio La Russa – c’è stato un arco costituzionale che metteva ai margini il Msi.

Era un vero e proprio regime, figlio dell’egemonia comunista nella cultura e nella società, magistratura inclusa. Noi lo abbiamo vissuto, caro dottore.

E persino nei tempi più recenti – addirittura con An e poi con La Destra – abbiamo ricevuto mazzate terribili. No, non quelle rosse, o meglio non solo quelle. Ma quelle dei suoi colleghi.

Non dimenticherò mai la sequela di processi politici che mi è toccato subire. Perché fu politico il processo durato sette anni chiamato Laziogate. Una burletta che finì in Corte d’Appello con l’assoluzione piena, ma i colleghi procuratori di Davigo ci provarono fino all’ultimo nell’accusarmi inizialmente addirittura di spionaggio.

Quei processi politici

Altro che legge e ordine. E poi, non fu politico quel processo Napolitano, durato nove anni e finito anch’esso in appello con la mia piena assoluzione? Ancora aspetto le scuse da quei magistrati che mi inquisirono.

Poi, altri sette anni senza finire a processo ma con l’accusa più dura, sulla sanità e mazzette inesistenti. Tutto finì col mio proscioglimento dopo tanti anni di fango sui media un minuto prima della prescrizione.

Sicuro, dottor Davigo, che quella magistratura fosse sempre dalla parte della legge e dell’ordine? Semmai lo saranno quei cittadini che voteranno al referendum per una giustizia giusta e non più di parte.