Polpetta avvelenata per la Raggi. Ora è custode giudiziaria del campo di Castel Romano

Per Virginia Raggi potrebbe trattarsi di una vera e propria polpetta avvelenata. Infatti La sindaca di Roma è stata nominata dal Tribunale custode giudiziario del campo nomadi di Castel Romano. Cosi adesso toccherà alla prima cittadina decidere che cosa fare con il più grande insediamento rom di tutta Europa. Che nasceva come campo provvisorio, e che negli anni è diventata una immensa favela. Fino a che ovviamente la situazione è sfuggita di controllo. Il recente reportage effettuato dalla trasmissione Le Iene è stato probabilmente la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Perchè le telecamere del noto programma televisivo hanno mostrato impietose un degrado intollerabile. Com sporcizia e liquami ovunque. Fortissimi rischi da un punto di vista igienico sanitario. Pericolo di contagio particolarmente ora che c’è la pandemia di covid 19. E come se non bastasse, questo insediamento è tra quelli monitorati dalla Procura e dalla Forze dell’Ordine per il riciclaggio e lo smaltimento illecito di rifiuti. Compresi quelli pericolosi, che bruciano in roghi che producono colonne di fumo nero altissime quasi ogni notte. Insomma, ce n’era abbastanza per intervenire e subito. E siccome il campo di Castel Romano sorge nella Capitale e il sindaco è responsabile diretto della salute pubblica, ecco che la scelta dell’Autorità giudiziaria non poteva essere diversa. Ora tocca alla Raggi decidere. E stavolta la colpa non potrà essere di quelli di prima.

Sequestrato il campo nomadi di Castel Romano. La Raggi custode giudiziario, dovrà smantellare tutto e bonificare l’area

La Procura di Roma ha dato un’accelerata sul campo nomadi di Castel Romano, disponendo il sequestro giudiziario dell’intero insediamento. Con l’ipotesi che nella baraccopoli sulla via Pontina siano compiuti gravi reati ambientali. E la sindaca Raggi è stata nominata custode giudiziario. Adesso toccherà a lei e agli uffici capitolini predisporre in tempi rapidi un piano di sgombero per le famiglie che risiedono qui, e provvedere alla bonifica e alla messa in sicurezza di tutta l’area. Chiaro che tutto l’iter sarà concordato con la Procura e con le altre istituzioni che in qualche modo hanno competenze sul tema della gestione dei migranti e dei campi rom. A cominciare dalla Prefettura e dalla Questura. Passando per la Asl e per i servizi sociali. E probabilmente Vigili del Fuoco, Arpa Lazio e chi più ne ha più ne metta. Perché la questione è molto complessa. Le persone censite che vivono all’interno dell’insediamento sarebbero 540, delle quali 280 minori. Ma i numeri reali potrebbero essere molto più alti, anche superiori alle 2000 unità. E bisognerà anche trovare le risorse per impedire che tutta questa gente vada per strada, o che si sparpagli in decine di piccoli insediamenti abusivi. Andando a peggiorare ancora di più la situazione di degrado nei quartieri della Capitale.

E’ la Raggi che tollera i veleni tossici di Castel Romano

La Raggi aveva stanziato un milione e mezzo per aiutare i rom di Castel Romano. Ma con il sequestro cambia tutto

Il Piano rom appena messo in campo dalla sindaca Raggi dopo il sequestro di Castel Romano disposto dalla Procura di Roma sembra ampiamente superato. Infatti l’amministrazione comunale aveva fatto un bando del valore di un milione e mezzo di euro. Che si era aggiudicato una rete di imprese con capofila la cooperativa sociale Astrolabio. Per accompagnare con interventi di sostegno la fuoriuscita volontaria delle persone dal campo. Ora ovviamente andrà tutto rivisto. E adeguato alla nuova situazione. Il vecchio piano prevedeva lo spostamento entro settembre delle prime 90 persone dall’area più compromessa, e la messa in opera di barriere New Jersey per impedire lo svernamenti dei liquami. Mentre lo svuotamento completo della baraccopoli sarebbe stato completato a fine 2021. Tempi che ora diventano incompatibili con il sequestro. Tra l’altro motivato da fatti molto gravi. Ovvero la violazione degli articoli 256 e 256 bis del Testo Unico ambientale per combustione illecita di rifiuti. Ma anche dalla presunta violazione dell’art. 328 del codice penale, quello relativo alla omissione di atti d’ufficio. E adesso le responsabilità in capo alla sindaca salgono parecchio, perchè la palla passa a lei. Acceleriamo la tutela della salute pubblica, ha dichiarato la Raggi. Ma per il Campidoglio tutta questa vicenda potrebbe essere una vera e propria bomba. Da gestire con attenzione, per evitare che esploda in mano a qualcuno. Prima che il problema possa essere affrontato e se possibile anche risolto. Una volta per tutte.

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