Pomezia, 25enne si spara con la pistola del padre: pochi minuti prima la storia su Instagram che rivela la decisione
Aveva scelto il luogo. E la canzone che avrebbe accompagnato i suoi ultimi istanti di vita. Forse per farsi coraggio. Antonio (nome di fantasia), 25enne di Pomezia, ieri intono a mezzogiorno, dopo aver preso la pistola del padre è sceso da via Ugo La Malfa verso via Don Sturzo per andare a imboccare la ciclabile. Forse avrà pensato che lì, in mezzo al verde, a quell’ora, non ci sarebbe stato nessuno a fermarlo. E, prima di compiere quel gesto che avrebbe interrotto la sua vita, ha postato una storia sul suo profilo Instagram. Quel profilo che non utilizzava più da due anni e mezzo.
Un dolore dentro
La canzone che Antonio mette nella sua storia Instagram, in cui si vede come immagine il posto che ha scelto dove fermarsi per sempre, è “Sabato sera” di Mostro, pseudonimo di Giorgio Ferrario, rapper romano. E il testo è davvero inquietante, se letto all’indomani di una tragedia come quella accaduta al 25enne di Pomezia. E, forse, potrebbe dare molte spiegazioni, cosa che probabilmente il ragazzo voleva fare. “Ho finito, concentro tutte le mie forze su quel dito. Chiudo gli occhi, tiro un sospiro. E attendo che l’ultima goccia cada dal lavandino. E la cosa che mi fa più male. È che non mi fa più male”, canta la piccola parte di testo messa nella storia.
Ma il testo della canzone ha anche parti come questa: “Ti ho chiamata non per nulla d’importante. Ma perché tu mi dessi solo un valido motivo per non premere il grilletto. Ma in fondo non vedo cosa cambi. Visto che sono già morto dentro, da troppo tempo”. E poi ancora: “Le mie condizioni qui peggiorano. I demoni mi divorano, emozioni che si svuotano”.
Pomezia sotto shock
Una persona che conosceva Antonio parla infatti di una delusione amorosa, ma non è sicuro che possa essere questa la ragione del suo gesto. “Era cresciuto con i miei figli, sono sconvolto da quello che è successo. Mi era sembrato più chiuso, ma non avevo capito che fosse depresso…”, confida. La città, intanto, è sconvolta dall’accaduto. E da quanto, troppo spesso, non ci si accorga del dolore di chi ci sta accanto, se non quando è troppo tardi.