Pomezia, bufera sul consigliere Sandro Paloni: processo per presunta truffa, con un debito da 5,5 milioni di euro

“Seccature” in vista per il consigliere comunale di Pomezia e capogruppo di Fratelli d’Italia Sandro Paloni, recentemente condannato per aver presentato, al momento della sua elezione, un’autocertificazione mendace.
Il consigliere, infatti, a breve dovrà affrontare una nuova udienza in un processo che lo vede “protagonista”, dove l’argomento è truffa ai danni dello Stato. Il capogruppo di Fratelli d’Italia era stato rinviato a giudizio nel marzo 2022: secondo l’accusa, ovviamente tutta da provare, formulata a seguito delle indagini, avrebbe orchestrato un raggiro fiscale che vede origine da un debito di 5,5 milioni di euro. Quel rinvio a giudizio, noto da prima delle elezioni comunali del 2023, è rimasto taciuto ai cittadini e, a quanto pare, perfino al suo stesso partito. La prossima udienza, fissata per l’11 dicembre 2025 al Tribunale di Velletri, farà discutere in aula gli avvocati di accusa e difesa sull’eventuale responsabilità di Paloni riguardo all’aver fabbricato una falsa rinuncia al pignoramento, facendo leva su firme digitali taroccate e documenti ingannevoli per riottenere i conti che gli erano stati pignorati per via del debito alla sua società.

Un rinvio a giudizio che scotta
Secondo il decreto del Gip Ilaria Tarantino, Paloni e un consulente avrebbero predisposto, tra luglio e settembre 2018, un atto falsificato dalla Direzione Regionale dell’Agenzia delle Entrate, allo scopo di sbloccare somme pignorate su un conto aziendale. L’inchiesta, basata su tabulati, intercettazioni e accertamenti bancari, ha fatto scoprire un “atto di rinuncia al pignoramento presso terzi”, che sarebbe però risultato falso.
L’accusa della Procura della Repubblica è pesantissima: la creazione di un documento falso al fine di sbloccare un conto pignorato della sua società che avrebbe accumulato un debito da 5,5 milioni di euro nei confronti dell’Agenzia delle Entrate. Mantenendo fermo il principio della presunzione di innocenza fino al terzo grado di giudizio, riportiamo qui i fatti.
Secondo il decreto del Gip Tarantino, Paloni – in qualità di titolare di una società di imballaggi – avrebbe un grandissimo problema: un debito da 5.522.682,69 euro con l’Agenzia delle Entrate, che avrebbe comportato il pignoramento di una serie di somme. In reazione a questa situazione Paloni – in concorso con un consulente del lavoro – avrebbe creato un documento falso con cui l’Agenzia dell’Entrate avrebbe rinunciato all’atto di pignoramento presso terzi, riportando in questo documento anche la falsa firma digitale di uno dei responsabili. Dopodiché, Paloni e il suo consulente, avrebbero recapitato la documentazione falsa alla banca dove si trovava il conto pignorato, tentando di indurli in errore ottenendo la revoca del pignoramento. Ma – secondo quanto riportato nel decreto – i due non sarebbero riusciti a portare a compimento l’intento delittuoso per “cause indipendenti dalla propria volontà”.
La beffa delle autocertificazioni false
Intanto nelle settimane scorse Paloni è stato condannato, insieme al capogruppo della Lega Fabrizio Salvitti, per aver presentato, al momento della loro elezione come consiglieri comunali, delle autocertificazioni mendaci. Dei documenti in cui, secondo quanto emerge dal decreto di condanna emesso dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Velletri Dott.ssa Silvia Artuso, avrebbero attestato il falso, sottoscrivendo entrambi di non avere carichi pendenti.
Tra moralità e opportunismo
La domanda per i cittadini è d’obbligo: un uomo indagato per una truffa di simili dimensioni non dovrebbe quantomeno dirlo ai cittadini che lo stanno votando? Ferma restando la presunzione d’innocenza, qual è la compatibilità morale tra il suo ruolo istituzionale e un procedimento penale aperto ancor prima di ottenere il consenso elettorale?
L’autodifesa e il silenzio del partito
A difendere Paloni è l’avvocato Mario Luciano Crea, illustre penalista e non solo. Il legale, infatti, è anche consigliere regionale, arrivato alla Pisana nella Lista civica Francesco Rocca presidente. È presidente della V Commissione – Cultura, spettacolo, sport e turismo e componente delle Commissioni Bilancio; Sanità e Giunta per il regolamento.
Insomma, Paloni ha un ottimo difensore. Ma, restando in politica, Fratelli d’Italia che fa? L’on. Marco Silvestroni aveva dichiarato, all’indomani della notizia dei carichi pendenti, che avrebbe sospeso Paloni dal partito, almeno fino a quando non si sarebbe fatta chiarezza sulla sua situazione. Ma poi non è successo nulla. Abbiamo provato più volte a chiedere informazioni e siamo ancora in attesa di una risposta.
Il futuro di Pomezia si gioca sulla fiducia
Con due “macchie”– il processo per truffa fiscale e il giudizio, seppur del Gip, sulle certificazioni false – il percorso politico di Sandro Paloni rischia di diventare un’odissea giudiziaria. E mentre ci si appella alla presunzione d’innocenza, Pomezia non può permettersi di ignorare il valore della trasparenza. Perché, in democrazia, la vera forza di un amministratore sta nella fiducia che riesce a conquistare, non negli stratagemmi che usa per mantenerla.