Pomezia, imprenditore costretto a svendere immobili per avere protezione: 8 arresti, ai domiciliari ex consigliere comunale

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Colpi d’arma da fuoco e minacce di morte. Ma non erano bande rivali a contendersi il territorio: due clan alleati, uno legato alla mafia siciliana, l’altro alla criminalità romana, si muovevano con un unico obiettivo. Prendersi tutto, a cominciare da tre immobili a Pomezia, strappati a un imprenditore a prezzi stracciati, in cambio di una finta protezione che in realtà era un puro ricatto mafioso. L’inchiesta della DIA – nata da un filone dell’operazione Assedio – ha svelato un piano studiato nei minimi dettagli e portato oggi a otto arresti, di cui sei in carcere.

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Un “patto criminale” tra mafia siciliana e clan romani

A prima vista sembravano fazioni in guerra. In realtà, secondo quanto scoperto dalla Direzione Investigativa Antimafia, quei due gruppi erano solo la faccia doppia dello stesso ingranaggio. Uno metteva paura, l’altro fingeva di offrire aiuto. Ma il risultato era sempre lo stesso: mettere alle corde l’imprenditore e costringerlo a cedere tre appartamenti – situati in via del Mare, al km 29.300 – per un valore di appena 300mila euro, ben al di sotto del reale prezzo di mercato.

Minacce, colpi di pistola e finti sponsor per spezzare la resistenza

La pressione era continua. Secondo gli inquirenti, l’imprenditore veniva tormentato da minacce di morte rivolte anche ai suoi familiari, mentre nel cantiere piovevano proiettili a scopo intimidatorio. In mezzo a questa spirale di violenza, si è inserito un altro attore: un imprenditore di Pomezia che, fingendo di voler risolvere il conflitto, ha imposto alla vittima la firma di due contratti di sponsorizzazione (per una società di basket e una di calcio) per un totale di 100mila euro. Un altro modo per svuotargli le tasche.

8 arresti e un obbligo di firma

L’indagine, avviata nel 2018 e condotta dalla DIA con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, ha portato a un’ordinanza cautelare per nove persone: sei sono finite in carcere (tre già detenute per l’operazione Assedio), due ai domiciliari e una è sottoposta all’obbligo di firma. I reati contestati spaziano dall’estorsione aggravata dal metodo mafioso alla coercizione contrattuale, fino all’intestazione fittizia di beni.

Tutti gli arresti: nomi “eccellenti”

L’operazione di oggi vede impegnati gli uomini della DIA in un’operazione che fa sussultare molti. Tra gli arrestati, ai domiciliari, figura infatti un ex consigliere comunale, legato a una società calcistica di Pomezia. Misure cautelari anche per P. L. (che vantava di comandare a Pomezia), A. N., figlio di Enrico, il cassiere della Banda della Magliana e F. M. D. M., tutti già in carcere a seguito dell’operazione Assedio. “Volti nuovi”, invece, quelli di G. M. e L. M., entrambi esponenti del clan Santapaola di Catania. Obbligo di presentazione alla P.G. per N. D., originario di San Cipriano D’Aversa.

Ovviamente le persone coinvolte sono da reputarsi innocenti fino al terzo grado di giudizio e le accuse sono tutte da provare.

Parte del processo è già cominciata

Per quanto riguarda l’operazione Assedio, alcuni degli imputati hanno scelto il rito abbreviato e sono stati già giudicati in primo grado, mentre per gli altri si è ancora in attesa di giudizio. Quello che resta, però, è la fotografia inquietante di un territorio dove la protezione si compra con la paura, e dove a guadagnare sono solo quelli che tirano le fila nell’ombra.