Pomezia, maxi discarica davanti al quartiere Roma 2, il Comune si ribella alla Regione: “Pretendiamo di partecipare ai lavori”
Non è una semplice lettera protocollata, ma una vera e propria presa di posizione politica e istituzionale quella con cui il Comune di Pomezia ha deciso di alzare la voce contro la Regione Lazio (dello stesso colore politico). Al centro della contesa, il progetto della maxi discarica di Torre di Tor Tignosa, un impianto di stoccaggio e trattamento rifiuti che dovrebbe sorgere a pochi passi dal quartiere Roma 2, uno dei nuclei residenziali più popolosi e in rapida espansione del territorio.
Lo scorso 28 ottobre, l’amministrazione ha inviato una richiesta formale alla Direzione regionale Ambiente e Rifiuti per ottenere la partecipazione diretta alla Conferenza dei Servizi, il tavolo tecnico in cui si decide la compatibilità di un progetto con il territorio. “Non possiamo essere esclusi da un procedimento che incide direttamente sulla salute dei nostri cittadini”, è il messaggio implicito – ma chiarissimo – che arriva da Pomezia.
Due conferenze già svolte, la prossima sarà decisiva
Dalle carte visionate da Il Nuovo 7 Colli emerge che la prima Conferenza dei Servizi si è tenuta lo scorso 28 maggio, mentre una seconda riunione è avvenuta il 22 settembre. Si avvicina ora la terza, decisiva e conclusiva, nella quale gli enti competenti dovranno esprimersi in modo definitivo sul futuro della discarica.
E proprio per questa fase finale, il Comune di Pomezia ha chiesto di essere ammesso come soggetto partecipante, in qualità di Comune limitrofo direttamente interessato dagli effetti ambientali e urbanistici dell’impianto. La richiesta non è una formalità: si tratta dell’unico modo per avere voce in capitolo su un progetto che potrebbe segnare in modo permanente la qualità della vita e l’immagine della città.
Impatti ambientali e sanitari nel mirino
Nella nota inviata alla Regione, l’amministrazione elenca in modo dettagliato le criticità ambientali che rendono inaccettabile la realizzazione della discarica a ridosso del confine comunale.
Si parla di rumori, emissioni in atmosfera, vibrazioni e incremento del traffico pesante, con conseguente impatto acustico e inquinamento diffuso. A preoccupare maggiormente, però, è la prossimità con le abitazioni del quartiere Roma 2 e con la scuola “Fabrizio De André”, frequentata ogni giorno da centinaia di bambini.
Un impianto di queste dimensioni – scrive il Comune – rischierebbe di alterare in modo irreversibile un contesto ambientale e paesaggistico di pregio, caratterizzato da aree verdi e zone naturalistiche che oggi costituiscono un polmone di equilibrio tra Roma sud e il litorale. Il documento firmato dal dirigente dell’Ufficio Territoriale esprime chiaramente la linea dell’amministrazione: Pomezia non resterà ai margini.
La spinta politica dietro la decisione
La richiesta ufficiale inviata alla Regione non nasce per caso. A promuovere con forza l’iniziativa è stata l’assessora all’Ambiente Amelia Paiano, che nelle scorse settimane aveva sollecitato un atto concreto per tutelare la popolazione del quartiere Roma 2.
Accanto a lei, il commissario cittadino della Lega, Luigi Lupo, ha esercitato un ruolo determinante nel dare impulso politico all’azione del Comune, coordinando la linea con gli uffici tecnici. Paiano e Lupo – si apprende da ambienti municipali – hanno spinto per una risposta immediata alla Regione, convinti che Pomezia debba “sedersi al tavolo e far valere le proprie ragioni”, evitando che le decisioni sul futuro ambientale della città vengano prese altrove.
Una sinergia istituzionale che, almeno per ora, ha restituito a Pomezia una voce forte e unitaria contro la prospettiva della maxi discarica.
Il territorio si mobilita
La questione ha già acceso l’attenzione delle associazioni ambientaliste e dei comitati di quartiere, che chiedono trasparenza e partecipazione. La paura è che la zona sud di Roma e l’area pometina possano trasformarsi, ancora una volta, nel retrobottega della Capitale per la gestione dei rifiuti.
I residenti di Roma 2 denunciano da tempo la mancanza di informazioni chiare e la sensazione di essere “esclusi da decisioni che li riguardano da vicino”. Molti sottolineano come la città di Pomezia, già segnata da un forte sviluppo industriale, non possa sopportare ulteriori carichi ambientali.
Una partita ancora aperta
La richiesta del Comune di Pomezia alla Regione Lazio segna dunque un punto di svolta politico-amministrativo. Se la Regione accetterà l’ingresso di Pomezia alla Conferenza dei Servizi, il Comune potrà finalmente far valere le proprie ragioni e portare all’attenzione degli enti competenti la voce di un intero territorio.
In caso contrario, non è escluso che l’amministrazione possa ricorrere ad altre vie istituzionali, anche giudiziarie, per far rispettare il principio di partecipazione e tutela ambientale.
Quel che è certo è che la partita sulla discarica di Tortignosa è tutt’altro che chiusa. E mentre si attende la convocazione della prossima Conferenza dei Servizi, Pomezia – con la sua amministrazione e i suoi cittadini – si prepara a dare battaglia per difendere la propria salute, il proprio territorio e la propria dignità ambientale.
