Pomezia, protesta dei lavoratori Coop ai Sedici Pini: “Non siamo esuberi, siamo famiglie” (FOTO E VIDEO)

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Le serrande chiuse, da una parte la merce e il marchio, la Coop. E dall’altra loro, i lavoratori, che da questa mattina alle 8:30, orario in cui solitamente l’ipermercato apre, si sono ritrovati nel grande corridoio del centro commerciale Sedici Pini di via del Mare, tra Pomezia e Torvaianica, per protestare contro le decisioni unilaterali dell’azienda.

Decisioni che vedono la chiusura di 24 punti vendita, tra cui quello di Pomezia, con passaggio a un altro gruppo alimentare. Peccato non si sappia ancora quale e quali possano essere le garanzie per i dipendenti. Se saranno assorbiti tutti e a quali condizioni.

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E oggi, 18 dicembre, i dipendenti hanno incrociato le braccia. “Armati” di bandiere e striscioni si sono dati appuntamento davanti all’entrata del negozio, cercando di spiegare ai passanti, loro clienti nella quotidianità, quanto sta succedendo. Poco prima dell’ora di pranzo è arrivata sul posto anche il sindaco Veronica Felici, che ha ascoltato i lavoratori. “Ho chiesto di essere contattata dai responsabili di Coop Etruria – ha detto il sindaco – è mia intenzione confrontarci in un tavolo tecnico con la Regione Lazio per capire la realtà dei fatti. Mi impegno quindi davanti ai lavoratori per portare a termine una verifica sul territorio: non vi lasceremo soli in questa battaglia. Ogni decisione aziendale dovrà essere in tutela dei lavoratori che sono qui da anni. La garanzia dovrà essere del lavoro per voi. Ci faremo anche promotori per trovare qualcuno che possa rivelare questo punto vendita: cercheremo fino all’ultimo di tutelare il vostro lavoro”.

Dal canto loro, i lavoratori hanno replicato con applausi e con i loro cartelli. “Non siamo esuberi. Siamo famiglie”. 60 i dipendenti che rischiano il posto di lavoro. La fascia media di età, superiore ai 50 anni, li posizione tra coloro difficilmente “rivendibili” sul mercato: troppo giovani per andare in pensione, troppo ‘vecchi’ per poter avere buone opportunità di lavoro. E troppo disillusi per avere l’entusiasmo di ricominciare a cercare nuove strade. Senza contare che qui, in questo centro commerciale, non hanno solo affettato prosciutto o bistecche, battuto scontrini o sistemato scaffali. In anni di servizio hanno instaurato rapporti umani con i clienti, si sono “affezionati”, hanno creato un rapporto di “vicinato” come nelle botteghe di quartiere e non come negli ipermercati delle grandi città. E questo non ha prezzo. E meritano di essere trattati come persone, non come numeri che non tornano più.