Pomezia, stangata del Tar: accolto ricorso dei centri anziani sulla revoca della convenzione

Una nuova battuta d’arresto giudiziaria per il Comune di Pomezia e, in particolare, per l’amministrazione guidata dalla sindaca Veronica Felici. Il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio, sezione seconda bis, ha infatti accolto il ricorso presentato da Centro Sociale Anziani Pomezia APS avverso la revoca delle convenzioni per la gestione dei centri anziani comunali, infliggendo una sonora sconfitta all’amministrazione comunale. Una decisione che, oltre a bloccare l’efficacia delle determine dirigenziali impugnate, apre un nuovo fronte di polemiche sulla gestione delle politiche sociali a livello locale.
Sospese le revoche delle convenzioni
Il TAR ha giudicato illegittime le tre determine dirigenziali con cui il Comune aveva annullato in autotutela le convenzioni vigenti per la gestione dei centri anziani. Secondo il Tribunale, le motivazioni addotte dall’Ente non reggono al vaglio della legittimità amministrativa. Di conseguenza, l’efficacia degli atti è stata sospesa, in attesa del giudizio di merito. Una decisione che restituisce fiducia alle associazioni coinvolte e ai cittadini fruitori dei centri, veri presìdi di socialità e aggregazione per la terza età.

“Scelte politiche sbagliate e costose”
Non si è fatta attendere la reazione delle forze di opposizione, congiuntamente rappresentate dal Partito Democratico di Pomezia e dal Movimento 5 Stelle locale. In una nota congiunta, i due gruppi denunciano “l’ennesima bocciatura per la sindaca Felici”, sottolineando come la scelta di revocare le convenzioni non fosse basata su motivazioni tecniche, ma su un chiaro intento politico. “Il Comune ha perso su tutta la linea – si legge nel comunicato – come chiunque dotato di buon senso avrebbe potuto prevedere. Il dirigente ha operato sulla scia di una volontà politica di ‘guerra ai centri anziani’, espressa pubblicamente anche in Consiglio comunale. A farne le spese, ancora una volta, saranno i cittadini, visto che il Comune è stato condannato anche al pagamento delle spese legali”.
Amministrazione sotto attacco
La sentenza del Tar non è altro che un nodo critico che si ripercuote tra amministrazioni comunali e associazioni del territorio. I centri, spesso gestiti da realtà locali con convenzioni consolidate, costituiscono uno dei pochi servizi pubblici rimasti efficienti e partecipati. Il tentativo di mettere mano alla loro gestione, secondo le opposizioni, si è tradotto in un’azione intempestiva, politicizzata e priva del necessario fondamento giuridico.
Richiesta di chiarimenti e responsabilità politiche
Alla luce della sentenza, le opposizioni chiedono ora una presa di posizione chiara e pubblica da parte della sindaca Felici, auspicando un cambio di rotta nella gestione della cosa pubblica. “Occorre fermare questo continuo sperpero di risorse pubbliche – ribadiscono PD e M5S – e restituire ai cittadini un’amministrazione che rispetti le regole e agisca nell’interesse della comunità, non secondo logiche di potere”. La stangata del TAR del Lazio è una sconfitta tecnica per il Comune di Pomezia, ma rappresenta un campanello d’allarme anche sulla qualità della governance locale. La gestione dei servizi alla persona non può diventare terreno di scontro politico, né essere guidata da intenti punitivi o revanscisti. In gioco non ci sono solo atti amministrativi, ma la qualità della vita di centinaia di anziani e l’uso responsabile delle risorse pubbliche. Una lezione che l’amministrazione farebbe bene ad ascoltare.