Pomezia, un nuovo (ennesimo) maxi fotovoltaico al posto della vigna, via libera-lampo: ditta obbligata a pagare le ‘Compensazioni territoriali’

È ufficiale: Pomezia avrà un nuovo (ennesimo, rispetto a quello di Campo Jemini) maxi impianto fotovoltaico a terra, che sorgerà su area agricola, al posto di una vigna preesistente, in località Santa Procula, tra via dei Ciliegi e via delle Pesche. L’ok definitivo e molto rapido è arrivato con la conclusione positiva della Conferenza dei Servizi, il tavolo tecnico intercomunale convocato dal Comune di Pomezia e partecipato da enti, ministeri e Regione Lazio. La società proponente ha ottenuto l’autorizzazione a installare un impianto da 2.941 kilowatt di potenza, circa 6 ettari, l’equivalente di 12 campi da calcio di serie A circa, destinato a produrre energia pulita e a inserirsi nel grande mosaico della transizione energetica.
Sulla carta, un successo. Un tassello “verde” che si aggiunge alla mappa delle rinnovabili in provincia di Roma. Ma la vicenda ha un risvolto che solleva anche perplessità per cittadini e osservatori. La prima: una vigna se ne va, al suo posto arriva un fotovoltaico, l’ennesimo: si tratta di un impianto agri-fotovoltaico? Ossia di un impianto fotovoltaico che prevede la coesistenza di una attività agricola nel sito? O di un fotovoltaico ‘puro’, quindi senza che sia garantita una pur minima attività agricola sul terreno ex agricolo? Non lo sappiamo, al momento, visto che nelle autorizzazioni non è specificato. La seconda: il capitolo delle compensazioni territoriali. Qui la partita è ancora più complessa.

Le compensazioni: la clausola che pesa e che al momento resta un mistero
Il via libera, difatti, non è a ‘costo zero’, scrive il Comune di Pomezia tra le carte. La società dovrà “compensare” il territorio, ossia i cittadini che vivono in quell’area dei Pomezia. La legge impone che chi realizza impianti simili versi tra il 2 e il 3% dei ricavi annui dell’attività al Comune, sotto forma di opere o contributi. In pratica, una sorta di “pedaggio ambientale”, destinato a riequilibrare l’impatto dell’opera sul tessuto locale.
Peccato che, ad oggi, non sia dato sapere come verranno calcolate, destinate e utilizzate queste compensazioni. L’atto amministrativo parla chiaro: la società ha l’obbligo di presentare entro 30 giorni una proposta, quindi entro il 25 ottobre prossimo, ma il contenuto rimane un’incognita. Strade asfaltate? Parcheggi? Verde pubblico? O soltanto cifre che finiranno a bilancio senza ricadute visibili per i cittadini? I cittadini verranno coinvolti in queste decisioni? Eventualmente, come?
Le ombre del passato
Il caso non è isolato. Già un anno fa un altro progetto, quello di Campo Jemini, aveva infiammato il dibattito pubblico. Lì si parlava di diecimila pannelli su terreni agricoli e di un elettrodotto lungo cinque chilometri. La mobilitazione di politica e residenti denunciava espropri, svalutazioni immobiliari e un impatto paesaggistico devastante. La questione arrivò fino alla Regione Lazio, sollevando l’ipotesi di una moratoria.
Oggi la storia si ripete, con un nuovo attore e un diverso terreno, ma con lo stesso interrogativo: quanto inciderà sul territorio un impianto di queste dimensioni? Il Comune di Pomezia aveva promesso un nuovo Piano dedicato ai fotovoltaici: è stato approvato?
Il peso per la città
L’impianto di Santa Procula sorgerà a due passi fa via Laurentina, in un’area classificata – dal Comune di Pomezia – come “idonea” dal punto di vista urbanistico. Formalmente tutto regolare. Ma resta da capire come verrà gestito l’impatto ambientale e soprattutto come il Comune controllerà l’effettiva applicazione delle clausole di compensazione.
La società dovrà garantire manutenzione, sicurezza, dismissione a fine vita e fidejussioni bancarie. Obblighi nero su bianco. Ma è il nodo delle compensazioni territoriali a preoccupare di più: nessuno, oggi, sa come e quando i cittadini vedranno un ritorno concreto da un impianto che consumerà ettari di suolo agricolo.
Un affare da milioni
Non si tratta di spiccioli. Con una potenza installata di quasi 3 megawatt, il giro d’affari per la società sarà milionario. Il 2-3% di ricavi promesso al Comune di Pomezia potrebbe trasformarsi in una cifra consistente, capace di finanziare progetti urbani importanti. Ma solo se quei soldi verranno effettivamente destinati al territorio, con trasparenza.
Per ora, invece, il tutto resta sospeso nel limbo delle promesse. Un punto interrogativo che rischia di trasformarsi in una mina politica, specie se i cittadini non vedranno ricadute tangibili.
La partita politica e la vigilanza dei cittadini
La vicenda segna un banco di prova per l’amministrazione comunale. Da un lato, il vanto di aver portato a casa un progetto green, allineato con gli obiettivi nazionali di transizione ecologica. Dall’altro, la responsabilità di garantire che le compensazioni non restino lettera morta.
Il rischio è che la comunità locale percepisca l’impianto come una “colonizzazione energetica”, utile a un privato ma priva di benefici concreti per chi abita accanto ai pannelli. Un déjà-vu già vissuto altrove.
Il ‘mistero’ da sciogliere
Il dado è tratto: il maxi impianto fotovoltaico di Pomezia si farà. Ma la vera partita deve ancora iniziare. Sarà il capitolo delle compensazioni territoriali a dire se quest’opera sarà ricordata come un esempio virtuoso di transizione energetica o come l’ennesimo progetto calato dall’alto, in cui il territorio paga e le comunità restano a guardare.
Per ora, sulle compensazioni regna solo un grande, pesante ‘mistero’. Che, speriamo, verrà ‘sciolto’ entro le prossime tre settimane. A favore di stampa e cittadini.

