Ma ‘sta povera Roma Gualtieri la deve proprio ammazzare?

Ma è possibile che ‘sta povera Roma, non debba avere mai più un sindaco normale? Uno che sappia dove mettere le mani per governare la città più bella del mondo e che invece stanno ammazzando?
Avevamo la sceriffa, quella che si è messa in testa di aver sconfitto la criminalità, la Raggi. Figurati se era cosa sua e non di polizia e carabinieri. Sicuramente appassionata, ma la prova di governo è fallita.

Povera Roma con questi sindaci…
Poi è arrivato quest’altro, Gualtieri, che ogni giorno che passa sembra un brocco che non sa dove si trova. Anche perché gli piace girare a fare comizi o incontrare sindaci stranieri, come pure in questi giorni fiammeggianti per la Capitale.
Il sindaco di Roma dovrebbe stare almeno un anno fermo in città. Si deve far vedere presente sul pezzo nei territori. Non ha bisogno di relazioni personali da coltivare. Basta il biglietto da visita della Capitale del mondo.
E invece gliela stanno letteralmente bruciando sotto gli occhi. I cinghiali, la monnezza, il fuoco: è il destino cinico e baro oppure l’incapacità di mettere ordine nell’amministrazione, sindaco Gualtieri?
Incuria, degrado, abbandono
Sicuramente ci sono lestofanti. E speriamo che siano presto acciuffati. Ma non basta a spiegare l’incuria, il degrado, lo stato di abbandono di questa povera Roma.
Non c’è nemmeno la potatura del verde. Manca la raccolta dei rifiuti. Sono assenti i trasporti. E qui mi fermo, perché c’è un elenco enorme di quelli che il cardinal Poletti declamava come i mali di Roma, partendo dagli ultimi della città.
Per governare Roma ci vogliono due cose e non è vero che è impossibile: passione e competenza. Qui non si può più scherzare, con un esperimento dopo l’altro sulla pelle della Capitale.
Lo stesso Pd abbia coraggio e rimandi il suo sindaco in Parlamento nel 2023: il Campidoglio non è roba per lui. E, se ci riesce, il centrodestra non sbagli più con il reclutamento di candidati improbabili.
C’è il dovere di restituire una speranza di riscossa a Roma.