Prende per 17 anni la pensione della madre defunta. Ma all’INPS nessuno se ne accorge

L’anziana mamma di S.M. era morta nel 2000, alla veneranda età di 99 anni. All’epoca suo figlio, 44 enne, provvedeva a ritirare per lei la pensione di reversibilità, presso gli uffici postali di via di Grottarossa. Esibendo regolarmente il cedolino, visto che la signora non era in grado di recarsi alla posta da sola. Sempre puntuale, l’uomo probabilmente era stato identificato anche dal personale come un figliolo modello. Ma in realtà, era soltanto un truffatore. Che nascondeva molto bene il suo segreto. Forse anche per questo, nessuno dell’ufficio si è insospettito. Nonostante gli anni passassero. Tanti, fino ad arrivare al 2017. Quando la pensionata avrebbe dovuto avere la veneranda eta di 106 anni.

Soltanto allora sono scattate le verifiche incrociate dell’INPS. Condotte su un certo numero di ultra centenari, insieme all’ufficio anagrafico di Roma Capitale. Così è venuto fuori che in tutto questo tempo, dall’amministrazione capitolina non era mai stato trasmesso all’Istituto il certificato di morte della signora. Un disservizio grave, senza dubbio. Ma non quanto la malafede del figlio, che avrebbe comunque dovuto avvisare del decesso. E ovviamente non ritirare più la pensione della mamma defunta. Adesso, S.M. e’ stato condannato dal Tribunale per il reato di truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato. E dovrà risarcire 106 mila euro. Oltre a pagare le spese, e una salata provvisionale alla stessa INPS costituitasi in giudizio.

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Dalla truffa sulla pensione al processo

Una volta accertata l’incongruenza anagrafica, seppur con notevole ritardo, l’erogazione della pensione di reversibilità è stata sospesa. E l’uomo, svestiti i panni del figlio modello, è stato subito denunciato per truffa aggravata ai danni dello Stato. Secondo la ricostruzione dell’accusa, M.S., fino al 30 aprile 2017, «dissimulando fraudolentemente il decesso» della madre, come si legge nel capo d’imputazione, «induceva in errore il personale dell’ufficio postale di via Grottarossa in ordine al suo persistente diritto a riscuotere il suddetto trattamento previdenziale». In questo modo, il 65enne, «si procurava l’ingiusto profitto dei relativi ratei indebitamente percepiti con danno per l’Inps quantificato in complessivi euro 104mila».

L’Inps ha contestato anche gli interessi maturati nel corso degli anni per oltre 11mila euro. Nei confronti dell’uomo, difeso dall’avvocato Giuliana Scrocca, il pubblico ministero d’aula, Cinzia Dell’Aglio, nel corso dell’udienza di ieri mattina, aveva chiesto una condanna a un anno e otto mesi. Il giudice monocratico, però, ha condannato l’imputato a un anno e sei mesi, dichiarando prescritti gli anni precedenti al 2015. L’uomo, inoltre, dovrà corrispondere all’Inps una provvisionale di 10mila euro.

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