Preoccupante morìa di bar e ristoranti: quasi la metà chiudono, tra le 20 e le 25mila imprese

Troppi bar e ristoranti chiudono nel tessuto urbano italiano, ogni anno tra le 20 e le 25 mila imprese, ogni anno, cessano l’attività. E il tasso di sopravvivenza è molto basso. Mediamente su 100 imprese che nascono dopo 5 anni ne restano in vita al massimo 45, quindi la metà “muoiono”. E’ l’allarme lanciato da una ricerca di Fipe Confcommercio diffusa in occasione della nascita de “Gli Storici” l’associazione-sindacato che mira a tutelare invece i locali con almeno 70 anni di storia alle spalle. “L’età media dei pubblici esercizi è intorno agli 11 anni, (11,4 anni i ristoranti, 11,7 anni i bar e 13 anni le gelaterie) e questo vuol dire che ci sono trasformazioni molto repentine nel settore”. Lo ha illustrato Luciano Sbraga direttore dell’Ufficio studi Fipe Confcommercio.
Tasso di sopravvivenza molto basso
“Il vero problema del settore, che fa da contraltare alle attività ultra decennali e anche centenarie dei locali storici, è il tasso di sopravvivenza delle imprese che è molto basso” ha spiegato Sbraga nel corso della conferenza stampa. “Siamo un sistema molto diffuso, un valore territoriale ma anche con un rovescio della medaglia dato da un turn over imprenditoriale molto spinto”. La ricerca Fipe evidenzia infatti che i bar e i ristoranti sono anche troppi rispetto ad altri Paesi europei. 300 mila dislocati nelle grandi città come nei piccoli comuni e borghi, 146 mila ristoranti e 127 mila bar, ovvero 452 imprese ogni 100 mila abitanti a fronte di una media europea di 325 imprese ogni 100 mila.

La pandemia accentuerà il trend negativo
Purtroppo ha osservato il direttore dell’Ufficio studi “nei centri storici, per diversi fattori, che la pandemia accentuerà nei prossimi anni, nascono attività molto piccole. Come i take away, perché c’è un grande problema del valore degli asset immobiliari che sono la vera discriminante. Non conviene avere grosse metrature, a differenza dei locali storici ma che tra l’altro rende loro la vita molto difficile” ha concluso Sbraga.