Prestazioni sanitarie in farmacia, la rivolta dei centri diagnostici e degli ambulatori: “Salute a rischio”

La possibilità di concedere alle farmacie l’accesso alle prestazioni sanitarie ha messo sul piede di guerra il mondo dei centri diagnostici e degli ambulatori in convenzione. Una protesta portata avanti con vigore dalla UAP, la più importante Associazione in Italia che vanta più di 7000 iscritti. A sostegno della protesta anche il Presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri, Filippo Anelli.

La protesta

farmacia a roma (2)
Una farmacia

“Su tutto il territorio nazionale esistono più di 7.000 strutture sanitarie che erogano prestazioni specialistiche e polispecialistiche di grande qualità e con professionisti di eccellenza, dopo aver superato lunghi e difficili percorsi autorizzativi e di accreditamento – si legge in una nota della UAP – Si tratta di ambulatori e poliambulatori privati accreditati, aziende sanitarie ospedaliere e territoriali e aziende socio-sanitarie residenziali e territoriali, che erogano ogni genere di prestazione sanitaria sino ad arrivare a diagnosi certa in tempi ristretti, a tutela e salvaguardia della salute dei cittadini e soprattutto di coloro che sono affetti da patologie gravi, per le quali la tempistica e la precisione della diagnostica gioca un ruolo fondamentale, e proprio per tale ragione sono la reale ed effettiva medicina del territorio”.

Contro il DDL

“Per tale ragione, non si riesce a comprendere la ragione per cui il D.D.L. Concorrenza consenta alle farmacie di poter erogare prestazioni sanitarie, senza considerare che le stesse sono del tutto prive di ogni requisito essenziale per poter esercitare ed erogare tali servizi. Come può, infatti, un Farmacista sostituirsi ad un medico specialista valutando i requisiti di ammissione per le prestazioni sanitarie specialistiche, sostituendosi ad uno specialista che ha studiato per 10 anni grazie ad un semplice corso di qualche giorno, come prescrive il succitato D.D.L”, prosegue la nota.

L’Ordine dei Medici

Filippo Anelli, presidente della FNOMCeO

“Regole uniche per tutti i cittadini, al fine di assicurare l’uguaglianza nell’accesso alle cure, la qualità e l’appropriatezza delle prestazioni”. È quanto chiede il Presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri, Filippo Anelli, in vista della partenza di alcune sperimentazioni relative alla farmacia dei servizi. “L’auspicio è che le Regioni, insieme al Governo nazionale, adottino provvedimenti che prevedano le medesime misure e procedure per l’erogazione delle prestazioni a garanzia della loro qualità, sicurezza e appropriatezza sia che questa avvenga nei locali delle farmacie dei servizi così come in quella dei medici e delle strutture specialistiche”, continua Anelli.

Anche i medici di base contro

Tutto ciò, peraltro, svilisce il ruolo del medico di base, atteso che nessuno più andrebbe da quest’ultimo per farsi prescrivere le ricette potendo andare direttamente in farmacia. È irragionevole spingere i pazienti affetti da patologie di medio ed alto livello a rivolgersi in farmacia anziché presso gli ambulatori specialistici o i Pronto Soccorso, perché lì non potrà trovare un medico specialista in grado di dargli una cura corretta e in tempi ragionevoli, ma riceverà un esame il cui referto verrà fornito dopo una settimana (tempo eccessivo per talune patologie). A ben vedere, tale sistema rischia soltanto di duplicare i costi, invogliando in prima istanza i cittadini a rivolgersi in Farmacia, per poi comunque dover ricorrere ad una visita con il medico specialista, il tutto senza considerare i ritardi diagnostici e terapeutici, che in alcuni casi potrebbero essere pericolosi.

L’auspicio

“Ci si auspica, quindi, che tale D.D.L. possa essere rivisto e corretto prima che arrivi in Parlamento, affinché si capisca che non è sbagliata l’idea di una Farmacia dei Servizi a supporto della classe medica, ma la stessa non può sostituirsi ad essa, e soprattutto che anche questa deve sottostare alla medesima regolamentazione delle strutture private accreditate o delle strutture pubbliche. Quindi, anche le Farmacie devono dotarsi di locali destinati ad ambulatori, che rispettano requisiti strutturali e tecnologici, che rispettino la normativa della privacy, della concorrenza, che siano dotate di Certificazioni di Qualità ISO 9001, di personale sanitario adeguatamente formato e specializzato, tra cui soprattutto un Direttore Sanitario, oltre al personale addestrato al primo soccorso e alla sicurezza sui luoghi di lavoro”, proseguono i vertici dell’Unione Ambulatori e Poliambulatori.

L’appello a Ministro

Zangrillo

Per tali ragioni, la U.A.P. fa appello al Ministro della Salute e al Ministro Zangrillo per fare chiarezza nel D.D.L., affinché siano applicate alle Farmacie di servizio le medesime norme e procedure autorizzative già adottate per gli ambulatori e poliambulatori privati accreditati e privati autorizzati, nonché per le aziende sanitarie ospedaliere e territoriali, per le quali è necessario sempre avviare nuovi lunghi iter burocratici ogni qualvolta si voglia richiedere un mero ampliamento di branca. In particolare, si chiede di aggiungere all’art. 23 del D.D.L. alla lettera e) che ogni pratica medica o laboratoristica svolta in farmacia venga eseguita da personale specialistico adeguatamente formato con laurea in medicina e chirurgia o biologia e che debba seguire i dettami della L. n. 502/1992, ovvero locali adibiti ad uso esclusivo, criteri strutturali e personale dedicato, oltre al fabbisogno territoriale.

“Diciamo no”

“È incomprensibile il sostegno del Ministero alle farmacie, in totale spregio alle normative a cui sono sottoposti da anni gli ambulatori e poliambulatori privati accreditati e privati autorizzati a tutela della salute del cittadino. Ci si chiede se non sia una scelta politica per portare avanti solo le grandi lobby e per quale ragione”, concludono dalla UAP.