Quei nove anni di processo contro Giorgio Napolitano

Processo Giorgio Napolitano

Quel processo che mi contrappose a Giorgio Napolitano non lo dimenticherò mai. Nove anni, considerando la mia, volontaria, rinuncia alla prescrizione, che furono lunghissimi.

Poi, certo, ci fu l’assoluzione piena, con la stessa Procura Generale in aula a sollecitare il verdetto a me favorevole.

Quel processo contro Giorgio Napolitano lo vivevo male

Ero andato a giudizio per vilipendio del presidente della Repubblica. Per me fu tristissimo dover rispondere di quel reato, perché da sempre coltivavo un profondo rispetto per le istituzioni.

Davanti al Capo dello Stato si giura sulla Costituzione quando ti nomina ministro ed ero stupito di essere incappato in un tunnel che sembrava davvero infinito.

C’era stato un forte scambio di epiteti tra me e Giorgio Napolitano a determinare l’indagine che poi portò al processo. All’epoca – 2007 – ero parlamentare e lui da poco eletto, l’anno precedente, al Quirinale.

Nove anni per essere assolto con formula piena

La polemica fu amplificata dalle prime pagine dei giornali, molti dei quali aprirono le loro edizioni sulla notizia. Siccome il vilipendio è perseguito su autorizzazione del ministro della giustizia – era Mastella – in sole 48 ore fu deciso il via libero. Immagino le pressioni che dovette subire il povero Guardasigilli di Prodi.

Da allora iniziò una serie di discussioni che coinvolsero anche le Camere – per via dell’immunità parlamentare – e anche la Corte costituzionale.

Ero pronto anche al carcere, ma in primo grado mi diedero sei mesi con la condizionale: non potevo nemmeno presentarmi a Rebibbia. Mi avrebbero rimandato indietro.

Ricorsi in appello, dissi no alla prescrizione, fui assolto. Ma col rammarico, maturato negli anni, di essere dovuto andare in tribunale contro il presidente.

Ecco perchè, nel momento della scomparsa di Giorgio Napolitano, non voglio manifestare il minimo rancore per quei nove anni perduti tra le carte processuali. Ci eravamo combattuti, ma restava – con la gioia dell’assoluzione – il rimpianto per lo scontro.

È evidente che poi si possa manifestare dissenso su alcune delle sue scelte, è democrazia. Ma sbaglia davvero tanto chi lo oltraggia anche dopo la morte.