Prosegue la guerra civile a sinistra: l’Anpi si scaglia contro l’Unità di Sansonetti

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Continua la guerra civile a sinistra. “Il 16 maggio Piero Sansonetti riporterà in edicola la sua Unità, come fece anni prima Matteo Renzi. Perché i due, a ben vedere, sono fratelli di penose e irrispettose avventure. Questo giornale senza pace alla preziosa anima sua – come il Riformista – continua a subire la sorte di invasioni personalistiche. Senza una comunità, senza senso chiaramente ideale, solo una vetrina del reggente destinata dunque a sbattere contro l’irrilevanza e la fine. Per non parlare dell’ex redazione licenziata dal curatore fallimentare e poi definitivamente cancellata da Sansonetti. Un colpo di grazia a professionalità e passioni cui non deve smettere di essere destinata la massima solidarietà”. Lo scrive Andrea Liparoto, responsabile Ufficio stampa e comunicazione Anpi, in un articolo pubblicato sulla rivista ‘Patria Indipendente’.

Delirio dell’Anpi contro l’Unità di Sansonetti

“Ma quello da sottolineare a fuoco è un’ulteriore, consistente aggravante: il pessimo rapporto che questa Unità avrà con gli eventuali lettori radicalmente antifascisti. Il nuovo direttore è quello che vorrebbe fosse sciolta l’Anpi e non Forza Nuova che desidererebbe invece restasse attiva contro chi ‘per motivi ideologici’ ne chiede lo scioglimento”, sottolinea Liparato riportando le parole di Sansonetti risalenti al 14 aprile dello scorso anno quando disse che “l’Anpi andrebbe sciolta per un motivo molto semplice: perché non ci sono più i partigiani’”. “Le partigiane e i partigiani sono enormemente di più di una trentina, con buona pace di Sansonetti, e furono loro stessi nel 2006 al congresso di Chianciano a voler aprire le porte dell’Associazione anche ai non combattenti per mantenere vivi, vitali e operativi i valori che mossero la loro lotta”.

La pretesa legittimità dell’Anpi risalirebbe addirittura al 1944…

“Nessuna pretesa di eredità dei valori della Resistenza, dunque, bensì tradizione e verità, supportate da una sentenza del Tribunale Militare di Verona, che nell’ammettere l’Anpi come parte civile in un processo relativo a stragi compiute nel 1944 da nazifascisti, stabiliva testualmente: ‘L’Anpi è storicamente l’erede, in forma statutariamente riconosciuta, di tutti quei gruppi e formazioni che dal 1942-’43 in avanti hanno costituito centro di riferimento collettivo di grandissima parte della popolazione italiana, che animata dal medesimo sentimento di restituire al Paese libertà e democrazia, ha agito nelle più avanzate forme, anche non necessariamente armate. Di quei gruppi e formazioni l’Associazione è l’erede spirituale, stante l’identità dei fini’. Ma si sa – conclude Liparato -, Piero Sansonetti è allergico alla magistratura, contro cui schiererà naturalmente il giornale…”.

L’Anpi ci parli di Giovanni Gentile…

Non sappiamo contro chi si schiererà l’Unità, di cui salutiamo il ritorno, ma certo l’Anpi è ormai un’associazione solo ideologica, screditata dalle sue stesse affermazioni in ogni circostanza. Un’associazione che finché non ammetterà gli orrendi e feroci crimini di molti partigiani comunisti, dovrà essere considerata di ostacolo alla pacificazione nazionale alla quale tutta l’Italia aspira. L’Anpi cominci a fare il mea culpa per l’assassinio di Giovanni Gentile e per l’eccidio di Argelato a guerra finita, o per la strage di Schio o di Lovere e per migiaia di altri omicidi, violenze, torture e furti. Poi potrà parlare. Fino a quel mnomento, gli italiani la considereranno per quella che è: un’associazione faziosa, settaria, negatrice della verità storica e non obiettiva su nulla.