Pusher reclutati tra i profughi del centro accoglienza. “Così agisce la mafia nigeriana”

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La mafia nigeriana a Roma recluta i corrieri della droga tra i migranti. Una situazione certificata dalle ultime notizie di cronaca. «Grazie ad un’indagine dei carabinieri che dura da più di due anni è stata smantellata una rete di spaccio che aveva trasformato Roma, in particolare il quadrante sud-est, in approdo per i carichi di droga provenienti dall’Albania. I corrieri, di origine nigeriana, venivano reclutati all’interno dello Sprar di via della Riserva Nuova e quasi tutti in possesso dello status di rifugiato politico. In una città allo sbando i centri di accoglienza diventano così uffici di collocamento per immigrati che trasformano Roma nella base dell’illegalità e le nostre stazioni in centri di smistamento per lo spaccio!». Così in una nota Laura Corrotti, consigliere Lega Regione Lazio.

Lo Sprar di via della Riserva Nuova

I fatti sono impressionanti. Giovani e richiedenti asilo con lo status di rifugiato politico. Era questo il profilo dei ‘corrieri’ della droga che venivano arruolati dalle tre organizzazioni criminali, due nigeriane e una albanese, smantellate dai Carabinieri. Un blitz nell’ambito dell’operazione antidroga condotta dalla Dda di Roma che ha portato a 55 arresti.

Erano gli albanesi a fornire la droga, che arrivava da Valona. Mentre fra le basi logistiche utilizzate dai narcotrafficanti c’era anche lo Sprar di Via della Riserva Nuova, fuori dal Grande Raccordo Anulare. Precisamente al Villaggio Prenestino. Qui la droga veniva venduta anche al dettaglio.

La mafia nigeriana aveva “arruolato” anche la mamma che uccise i figli

Fra i corrieri di droga della mafia nigeriana, in combutta con albanesi ed elementi della sacra corona, ci fu anche Alice Sebesta, la donna tedesca di origini georgiane, che poi in carcere a Rebibbia uccise i suoi due figli nel settembre del 2018.

La donna era stata trovata a bordo di un’auto proprio con i figli e due cittadini nigeriani dell’organizzazione criminale. Nel bagagliaio, fra i vestiti dei bimbi, c’erano 11 chili di marijuana, che la donna avrebbe dovuto portare in Germania per conto dei nigeriani.

Una volta nel carcere di Rebibbia, Sebesta, il 18 settembre 2018, uccise i due figli, scaraventandoli dalle scale nel reparto nido del carcere di Rebibbia. Per quel fatto nel dicembre 2019 è stata assolta per vizio di mente e si trova attualmente in un Rems, strutture sanitarie per l’esecuzione di misure di sicurezza.