Quando la Chiesa processò un morto: l’incredibile storia di Papa Formoso e del Sinodo del cadavere

Papa Formoso Sinodo del cadavere

Nel cuore del IX secolo, Roma era il campo di battaglia di lotte spietate per il controllo del papato e dell’Italia. Papa Formoso, che guidò la Chiesa tra l’891 e l’896, era stato protagonista di scelte politiche divisive: aveva appoggiato Arnolfo di Carinzia, incoronandolo imperatore del Sacro Romano Impero. Una mossa che lo mise in rotta di collisione con la potente famiglia di Spoleto, in particolare con Guido II e suo figlio Lamberto II, pretendenti al controllo del trono imperiale e del papato.

Dopo la sua morte, fu proprio questa fazione, con l’appoggio di Ageltrude, madre di Lamberto, a manovrare l’elezione di Stefano VI, nuovo pontefice e alleato politico degli Spoletini. Fu lui a ordinare la riesumazione del corpo di Formoso per sottoporlo a quello che la storia avrebbe ricordato come il “Sinodo del cadavere” (Synodus Horrenda).

Papa Formoso riesumato, vestito da papa e processato: accuse, condanna e mutilazione

Il processo si svolse nella Basilica di San Giovanni in Laterano, e fu un atto tanto simbolico quanto macabro. Il cadavere di Formoso, morto da nove mesi, fu estratto dalla tomba, rivestito con i paramenti papali e fatto sedere su un trono. Lì, davanti al clero e alla corte papale, fu formalmente accusato.

Le imputazioni comprendevano aver accettato il papato mentre era ancora vescovo di Porto, violando il diritto canonico, e aver contravvenuto a un precedente giuramento, tornando a Roma nonostante una scomunica. Tuttavia, la vera colpa di Formoso era politica: aver sostenuto un rivale degli Spoletini.

Il verdetto fu impietoso. Tutti i suoi atti da pontefice furono annullati. Ma non bastava. Le tre dita della mano destra, quelle usate per impartire le benedizioni, furono tagliate come simbolo della sua sconfessione spirituale. Il cadavere venne infine gettato nel Tevere, come un rifiuto da cancellare dalla storia.

La reazione popolare, la fine di Stefano VI e la memoria contesa di Formoso

La brutalità del sinodo suscitò un’ondata di sdegno a Roma. La popolazione si ribellò, e pochi mesi dopo Stefano VI fu deposto, imprigionato e strangolato in carcere. Il suo successore, Papa Giovanni IX, tentò di ristabilire la giustizia: dichiarò nullo il sinodo e riabilitò la memoria di Formoso.

Eppure, la storia non finì lì. Nel 904, un altro papa, Sergio III, annullò di nuovo la riabilitazione, ristabilendo la condanna postuma e riaccendendo le tensioni. Il “Sinodo del cadavere” rimane una delle pagine più oscure e assurde della storia della Chiesa. Un esempio estremo di come il potere, nella Roma medievale, potesse arrivare a profanare anche la morte.