Quel Forestale coraggioso che sventò la vendita di 550 ettari della Macchia di Manziana come area edificabile

salvatori lamberto

Ormai anche a Manziana Lamberto Salvatori non se lo ricorda quasi più nessuno. Era del 1896 e morì nel 1971. Gran parte della sua vita però aveva abitato e lavorato a Roma, dove vivono ora i suoi discendenti. A lui è dedicato un largo a Manziana, proprio all’ingresso della Macchia, all’inizio, dove c’è il parcheggio. Gli fu dedicato forse tardivamente, nel primi anni Novanta, dall’amministrazione di Giuseppe Picciurro, la prima dopo l’èra del sindaco Albicini, durata trent’anni. E non è un caso, perché è proprio grazie esclusivamente a Lamberto Salvatori se la Macchia ci è stata consegnata quella che è oggi, altrimenti non avremmo più il bosco. Salvatori, che era ufficiale della Milizia Forestale, impedì infatti che fosse venduta a privati e lottizzata.

Lamberto Salvatori fu sindaco di Manziana dal 1920 al 1926

Certo, oggi non sarebbe più possibile perché per fortuna è vincolata, ma negli anni Trenta non tutti avevano questa sensibilità ambientale. Lamberto ce l’aveva. Ecco come andarono i fatti. Giovanissimo, aveva iniziato a lavorare nell’azienda di famiglia di Pietro Salvatori, ossia la “ditta Paolo Salvatori, Sale e Tabacchi, Caffè, ristorante Praecilia, caffè Populum, sale da bigliardo”. La ditta era in piazza Tittoni, proprio nei locali occupati sino a qualche anno fa dalla Carivit. Ma a quanto pare quella vita non faceva per Lamberto. Dal 1920 al 1926 fu sindaco di Manziana, nel 1921 fondò in paese il Fascio di Manziana e organizzò la partecipazione di molti manzianesi alla Marcia su Roma. Il 1931 lo trova a Roma ufficiale della Milizia Forestale.

Volevano vendere il bosco di Manziana ai privati

Alcuni amici di Manziana gli fecero sapere che nell’agosto di quell’anno l’Università Agraria aveva approvato un piano riguardante la “trasformazione” dell’Ente che prevedeva appunto la vendita di 550 ettari di bosco a privati. Lamberto, allarmato, scrisse alle autorità di Roma e di Manziana, senza però venire a capo di nulla. La speculazione in ballo era troppo grossa. Allora Lamberto si rivolse direttamente al segretario nazionale del Pnf Giovanni Battista Giuriati, presidente della Camera e più volte ministro, scrivendogli una accorata lettera da vero manzianese: “L’esistenza del bosco rappresenta l’unico mezzo di vita della popolazione, il pascolo, il legname, la ghianda e tutto ciò che dal bosco può ricavarsi. Considerazioni di ordine superiore mi hanno spinto a oppormi a tale vendita e a scongiurare un atto che andrebbe tutto a danno della fedelissima e benemerita popolazione di Manziana”.

La speculazione fu impedita tempestivamente

Detto fatto, il suo interlocutore capì cosa significava e avrebbe significato per il futuro la risorsa del bosco (e lo si vide negli anni della guerra e in quelli immediatamente successivi) e la vendita fu proibita d’imperio, tanto è vero che la Macchia è ancora lì. Salvatori così concludeva la sua lettera: “Non si deve quindi ricorrere alla vendita del bosco il quale, una volta passato in proprietà privata, non consentirebbe più alla popolazione di trarne profitti e quei mezzi di vita e di sostentamento che da secoli ha sempre tratti”. Quando l’interesse di un popolo era più importante dell’interesse di un singolo individuo.

I partigiani manzianesi gli salvarono la vita

Terminiamo questo racconto dei tempi andati con la restante biografia di Salvatori. Scoppiata la guerra, partì volontario, malgrado avesse combattuto anche nella 15-18, e all’atto dell’armistizio era in Nord Italia. Senza esitare si arruolò nella Repubblica Sociale a Oderzo, A fine guerra lo catturarono i partigiani e stranamente non fu fucilato sommariamente come capitava in quei mesi, ma fu messo a processo dai cosiddetti tribunali popolari. Certamente condannato a morte se alcuni partigiani manzianesi, uno dei quali ancora in vita sino a pochissimi anni fa, non si fossero dati da fare per produrre al Cln (Comitati di liberazione nazionale) testimonianze relative all’onestà e alla grande dirittura morale di Lamberto Salvatori.

Lamberto Salvatori scagionato da ogni colpa

Insomma, il 5 novembre 1945 il Cln di Manziana – attivato da tutta la popolazione indistintamente – presentò davanti al “tribunale” una documentazione che scagionava Salvatori da tutto. Vi si leggeva testualmente: “Il Salvatori limitò sempre la sua attività nel solo campo amministrativo, non fu quindi né un propagandista del fascismo né mai commise atti di settarietà o di intemperanza fascista e si fa anzi osservare che più volte si adoperò acciocché elementi fascisti più irruenti non commettessero atti a danno di persone o famiglie di Manziana notoriamente riconosciute come antifasciste”.

Successivamente divenne generale della Guardia Forestale

La vita era salva grazie ai partigiani manzianesi di tutti i partiti, ma i guai non erano ancora finiti. Le famigerate commissioni di epurazioni gli fecero perdere il posto di lavoro al ministero dell’Agricoltura e Foreste. Ma lui aveva una famiglia da mantenere e fece ricorso al tribunale civile. Finalmente, nel 1947, il Consiglio di Stato gli dette ragione, restituendogli il lavoro e il grado della Guardia Forestale. Nel 1958 lo nominarono generale e successivamente Cavaliere al Merito della Repubblica e Commendatore d’Italia dal presidente Giovanni Gronchi. La sua avventurosa vita terminò, come detto, nel 1971.