A quelli del quorum: ai tempi del MSI votavamo anche se non vincevamo

Quorum msi

Questa storia del quorum ai referendum mi riporta alla mente il bel tempo della militanza nel Msi.

Si discute se la battaglia per una giustizia giusta possa avere con sé la maggioranza degli italiani che però devono andare a votare cinque sì con almeno più del 50 per cento della popolazione alle urne. Sennò, per le astruse regole di questo Stato, non vale.

Il Msi e quel “quorum” alle elezioni

Che poi significa che il quorum non lo determina chi va al seggio, bensì chi se ne rimane a casa. Bella democrazia…

Per questo si sono architettati i giochini più vergognosi per far fallire la consultazione. Il voto a metà giugno e in una sola giornata anziché due; l’iniziale obbligo delle mascherine poi ridotto a raccomandazione; la censura informativa.

E quindi dice chi si sente già battuto e non ascolta quanti andranno invece con entusiasmo ai seggi: “Ma tanto non ce la faremo a raggiungere un’affluenza pari al 50 per cento”. E affermare che “per protesta” non andrà al voto. Che semmai la protesta si esprime proprio con cinque sì rivoluzionari…

Che c’entra il Msi col quorum? Anche allora, ad ogni elezione, si sapeva che certo il Msi non sarebbe uscito vincitore dalla consultazione. La battaglia era contro “il voto inutile”, come vorrebbero spacciare i referendum di domenica prossima. Errore clamoroso.

Quei titoli del Secolo d’Italia …

Noi non rinunciavamo a lottare solo perché ci era precluso il sogno di governare l’Italia. Andavamo a votare magari per poter leggere sul Secolo d’Italia di una “straordinaria avanzata” della destra nazionale anche solo per uno zero virgola uno in più. E se invece capitava di perdere un punto, il titolo era sulla “dignitosa tenuta”. Era il nostro grande Quorum…

Ma guai a disertare l’appuntamento con le urne. Significava rinnegare una storia. Oggi, l’appuntamento di domenica è con una rivoluzione, proprio sulla giustizia, che servirà anche come formidabile segnale al Parlamento.

Chi sottovaluta tutto questo deve riflettere ancora. Alle urne ci si va per affermare il diritto ad essere giudicati secondo regole certe e comportamenti non ambigui. E questo finora succede sempre più raramente.