Racket albanese della droga, 9 arresti e 13 indagati. Tra loro anche un ex calciatore e una cantante

Duro colpo al racket albanese della droga. Un cartello molto attivo e forte nella Capitale, con agganci nella criminalità locale. E persone insospettabili che farebbero parte del ‘giro’. Tra le quali un ex calciatore, una cantante molto famosa in Albania, che partecipo’ addirittura ad una selezione di Sanremo giovani, e un pugile che risulterebbe già legato a Fabrizio Piscitellli. L’ultra’ della Lazio, noto come Diabolik, ucciso nell’agosto del 2019. Gli arresti sono scattati per 9 persone nella mattinata di ieri, mercoledì 16 marzo. Mentre altre 13 sarebbero indagate. Per una operazione condotta dagli agenti della Polizia di Stato con il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia. Le indagini sono durate oltre due anni, e hanno consentito di individuare oltre alle persone anche  i luoghi che la banda utilizzava come base logistica. A cominciare da un bar di Acilia, passando per altri quartieri periferici di Roma, fino a Torrevecchia. Il tutto gestito con sistemi raffinati, tra i quali anche uni stock di cellulari ‘schermati’. Che venivano cambiati di frequente. Una rete che consentiva al sodalizio criminale, come risaluterebbe anche dalle intercettazioni, di non rimanere mai senza la droga. Almeno fino al maxi blitz di ieri.

Le basi dello spaccio e il sodalizio con il crimine romano legato alla droga

Per organizzare lo spaccio, il gruppo si dava appuntamento davanti a due bar in particolare, uno ad Acilia e l’altro in zona Giardino di Roma. È durante gli appuntamenti al bar che venivano gestiti gli appuntamenti con i clienti e fissati gli acquisti per le nuove partite di droga da mettere sul mercato. Un filo dello ‘sballo’ che toccava diversi quartieri periferici della città, dalla Marranella a Torrevecchia, passando per Acilia e Torpignattara, fino a Boccea e Primavalle.

Non è un caso che tra i soggetti colpiti dall’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip Maria Paola Tomaselli figuri anche un elemento di spicco della criminalità romana come Fabrizio Capogna appartenente alla nota famiglia Capogna, già nei guai per l’operazione Lucifero e per il suo “metodo”.

La banda di italo albanesi

L’indagine è partita, nel 2019, proprio da Capogna che riforniva di droga il gruppo. Da lì gli inquirenti sono arrivati a Bardi Petrit, pugile dilettantistico albanese, detto ‘Titi’. Che nel 2015 era già stato coinvolto in indagini della finanza che lo avevano visto protagonista anche della banda di Fabrizio Piscitelli, detto Diabolik. Il capo ultrà Laziale ucciso nell’agosto 2019.

Risalendo la matassa, gli inquirenti si sono trovati a scoperchiare un gruppo di spacciatori coordinati da ‘Rindi’ e ‘Qorri’, due albanesi di 36 e 33 anni. Insieme al loro, nel gruppo, tra gli altri c’erano anche ‘Cesk’, braccio destro di ‘Rindi’ e un romano di 48 anni che aveva il compito di custodire la droga in quello che era diventato un magazzino, a Torrevecchia. Le altre basi per lo stoccaggio, invece, erano a Vitinia e Acilia.

La cantante e il calciatore

Arrestati, anche due personaggi noti: Alessandro Corvesi e Lila Elsa. Il primo, 32 anni, ex calciatore finito nei guai nel 2021 perché trovato con oltre 26 chili di cocaina .Che, secondo gli investigatori, “avrebbe potuto fruttare quasi 5 milioni di euro. Ed era destinato a rifornire le principali piazze di spaccio di Roma e del litorale”.

Lila Elsa, 41 anni, è una cantante molto nota in Albania. Che avrebbe tenuto la contabilità dello spaccio. Anche lei arrestata, nel 2003 aveva cantato nella categoria Giovani di Sanremo e nel 2014 aveva ricoperto il ruolo di giudice nella quarta edizione di “The Voice of Albania”. Nei Balcani è famosissima. Lei, secondo gli inquirenti, era “custode dei proventi illeciti del gruppo tenendo il cosiddetto libro contabile”.

Non risultano, su di lei, contatti diretti con la droga. Spesso consigliava ‘Rindi’ anche su come evitare i controlli, insomma, una persona stimata dal gruppo. Che teneva il denaro e all’occorrenza dava qualche appoggio e suggerimento utile. “Come in Albania, pure qui serve un amico, un aggancio con lo Stato, perché ti salva. Qualsiasi sia chi governa, bisogna trovarlo. Anche qui c’è tanta gente venduta”, raccontava in una intercettazione con ‘Rindi’. E adesso anche per lei, sono scattate le manette. Ovviamente nell’attesa che il Tribunale si pronunci sulla eventuale colpevolezza di tutti gli indagati.