Raggi, abbiamo risanato ATAC. E Italia Viva la massacra

Proseguiamo con il nostro piano per il risanamento dell’ATAC. A dichiararlo è la sindaca di Roma Virginia Raggi, direttamente sul suo profilo Facebook. Da quest’anno avremo 330 autisti e 82 operai in più, ha dichiarato la prima cittadina. Abbiamo dato il via al nuovo piano di assunzioni e sapevamo che quella del concordato era la scelta giusta. E i risultati lo confermano. Nel giro di due anni avremo circa 800 dipendenti in più. Grazie al percorso intrapreso stiamo rinnovando la flotta e abbiamo anche ricominciato ad assumere. Un bel risultato per un’azienda che abbiamo trovato con quasi un miliardo e mezzo di debiti. Fin qui la Raggi, ma le reazioni politiche non si sono fatte attendere. A cominciare da Italia Viva. Che da un po’ di tempo non perde occasione per attaccare frontalmente la sindaca. Richiamandola alle sue responsabilità.

Così il deputato renziano Luciano Nobili replica ai presunti successi della Raggi nel trasporto pubblico con un post al vetriolo. Record di guasti. Record di corse saltate. Record assoluto di bus in fiamme. Azienda dal giudice fallimentare. E Miss disastro Raggi invece di andarsi a nascondere ha la faccia di bronzo di proporlo a modello. “Autostrade può funzionare come ATAC”. Dopo il sonetto, la farsa.

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ATAC può essere modello per Autostrade. La Raggi rilancia e il web la attacca. Dopo il sonetto di Grillo ora siamo alla farsa

Per proporre ATAC come modello per il Paese ci vuole certamente coraggio. O incoscienza. In ogni caso la Raggi ha voluto lanciare la sfida. E proporre il percorso intrapreso per salvare l’azienda del trasporto capitolino anche alle grandi infrastrutture italiane. Come la società Autostrade, che sarebbe in procinto di passare in mano pubblica. Dopo la chiusura dell’era Benetton. E le reazioni non si sono fatte attendere. A cominciare dalla replica del deputato di Italia Viva Luciano Nobili. Che ha esplicitamente parlato di farsa. Alla stregua del sonetto di Beppe Grillo che etichettava i Romani come ‘gente de fogna’. In effetti i numeri non sembrerebbero dar ragione alla sindaca. A cominciare dagli autobus in servizio nella capitale. Che sarebbero poco più di mille, a fronte di una flotta di oltre duemila vetture. Delle quali circa la metà sarebbero in manutenzione, rotte o comunque non disponibili. Tanto da dover rivolgersi ancora al consorzio privato Roma TPL. Che ha messo in circolazione altri 800 bus. Costati circa due milioni e mezzo di euro di denari pubblici. Ma anche sul fronte dei ricavi aziendali sarebbe notte fonda. E ad oggi il concordato sembra sempre più a rischio.

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Ricavi giù di oltre il 30 per cento. E il concordato pesa come un macigno

I ricavi di ATAC avrebbero subito una botta pesantissima a causa del lockdown. E della caduta verticale del numero dei passeggeri a causa del coronavirus. Compresa l’assenza dei turisti in città. Inoltre il distanziamento sociale obbliga le vetture a girar con pochi passeggeri. E in questa condizione avere entrate accettabili è quasi impossibile. Ma la Raggi rivendica i presunti successi ottenuti, e le nuove assunzioni. Anche in questo caso però omette di dire che i nuovi autisti e operai che entreranno in servizio con risanamento e concordato non c’entrano nulla. Ma che gli spazi si sono liberati per i pensionamenti anticipati resi possibili da quota 100. Proprio un provvedimento fortemente voluto dalla Lega che i 5 Stelle hanno sempre osteggiato. Chiedendo invece maggiori risorse sul reddito di cittadinanza. Insomma la situazione reale dell’ATAC sarebbe molto diversa da quella trionfalmente descritta dalla  prima cittadina. E per averne la conferma basterebbe consultare l’indice di gradimento del servizio. Che per l’Agenzia per il controllo dei servizi pubblici locali rimane sempre abbondantemente sotto la sufficienza. E se davvero per le nostre autostrade applicheremo il modello ATAC, prepariamoci al peggio. Compresi gli estintori in macchina. Nel caso in cui per riflesso condizionato anche le nostre vetture dovessero alla fine andare a fuoco.

Asta ATAC deserta, e il concordato è sempre più a rischio