Raggi bocciata, anche per i suoi elettori quattro anni di disastri

Anche per gli elettori di Virginia Raggi i quattro anni trascorsi dalla sindaca in Campidoglio si possono sintetizzare con una sola parola. Disastro. Con la sindaca clamorosamente bocciata. Questa la sintesi fatta a firma di Aldo Pirone sul sito unoetre.it. Che scatta una fotografia impietosa degli insuccessi grillini nell’amministrazione della Capitale. E la bocciatura non arriva solo dai Romani che Virginia non l’hanno mai votata. Ma anche da quel 70 per cento che al ballottaggio del 2016 le aveva regalato un vero e proprio plebiscito. Anzi, dalle statistiche sembrano proprio essere loro i più delusi. Chi si aspettava un cambiamento profondo nel modo di amministrare. E segnali visibili di un miglioramento che non c’è stato. Almeno in quei settori che da anni sono il tallone d’Achille di tutte le amministrazioni che si sono misurate con il governo della città. Trasporti e viabilità, manutenzione del verde e decoro urbano. Raccolta e smaltimento dei rifiuti e semplificazione della burocrazia. Una rivoluzione che era stata promessa e che evidentemente per la stragrande maggioranza dei cittadini non si è vista. Non si tratta dei giudizi politici della destra o della sinistra dei salotti radical chic romani, attacca Pirone nella sua retrospettiva. Che potrebbero ovviamente avere degli interessi di parte. Ma del sentimento popolare in città. Che i 5 Stelle sembrano non riuscire più a capire. E che rischiano drammaticamente di sottovalutare.

La Raggi bocciata su trasporti, traffico e rifiuti. Dai suoi stessi elettori

Sarebbe stata bocciata dai suoi stessi elettori la sindaca di Roma Virginia Raggi. Dopo quattro anni di governo cittadino dove evidentemente il tanto sbandierato vento del cambiamento non si è proprio sentito. Questa almeno la ricostruzione fatta dal giornalista Aldo Pirone sul sito unoetre.it.  E la delusione verrebbe proprio dai cittadini, al di là dei giudizi delle opposizioni politiche. Che ovviamente fanno il loro dovere. E inchiodano la Raggi alle sue responsabilità. Certo i grandi quotidiani non sono stati teneri con la sindaca, ricorda Pirone. Particolarmente Il Messaggero e Il Tempo. Perchè non sarebbe mai scattato il feeling tra Virginia e le proprietà di queste testate. Ma anche giornali più lontani dalle vicende romane come il Corriere della Sera non hanno risparmiato critiche. E sottolineature da matita rossa. Tredici assessori cambiati in quattro anni, decine di manager nominati e sostituiti nelle aziende partecipate. Autobus e cassonetti dei rifiuti che vanno a fuoco come falò. Tre bilanci di AMA non approvati, e il concordato di ATAC appeso a un filo. Ma soprattutto degrado e incuria quasi ovunque in città. Ed è proprio questo che ha fatto cambiare idea ai Romani. Convincendoli che sarebbe meglio cambiare. E in fretta.

Non regge la favoletta della colpa di chi c’era prima. Dopo quattro anni non si vede il cambiamento 

La Raggi si è sempre difesa dalle accuse ribadendo di aver trovato una città allo sbando. Con una corruzione dilagante e un debito altissimo. E le aziende municipalizzate più importanti fuori controllo. Una fotografia che in parte può anche corrispondere alla realtà. Ma poi le scelte fatte non hanno soddisfatto i cittadini. Perchè il cambiamento non si è visto. E la sindaca è stata bocciata. Nessun indicatore della qualità della vita in città è cresciuto. Disastro sui trasporti, così come sulla pulizia e il decoro urbano. Parchi pubblici lasciati allo stato brado e macchina burocratica comunale lenta. E lontana dalle esigenze della gente comune. In più guerre di potere interne agli stessi grillini, che hanno già portato alla caduta di ben cinque municipi. E alcune scelte che sono state autentiche ferite mai rimarginate. Come la rinuncia alle Olimpiadi o l’indicazione di realizzare Malagrotta due a Valle Galeria. Ecco perchè la favoletta che la colpa è di chi aveva amministrato prima non regge più. E suona ormai come un disco stonato. In attesa del voto, che per la Raggi e i Cinque Stelle rischia di essere la cronaca di un disastro annunciato.

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