Ragno violino, casi in aumento. I medici invitano a non sottovalutare

Prima prurito e gonfiore, poi piccole piaghe doloranti con pus: in molti si stanno presentando nelle farmacie per chiedere come intervenire dopo punture di insetti che creano pustole via via sempre più estese. Piccole ferite attribuibili al ragno violino, spiegano gli esperti. Particolarmente coinvolte le zone a sud della Capitale, dal Laurentino al Portuense.

L’insetto è stato descritto in dettaglio ultimamente dall’ospedale Niguarda di Milano, dopo il verificarsi di alcuni casi: «È un ragno di modeste dimensioni e dall’aspetto apparentemente insignificante, ma estremamente pericoloso. Si tratta del Loxosceles rufescens, conosciuto anche come ragno violino, per via di una caratteristica macchia che richiama lo strumento musicale presente sul corpo. Noto anche come ragno eremita, è un animale notturno che di giorno rimane rintanato in anfratti e fessure. In casa può trovare riparo dietro a mobili e battiscopa, sotto scatole di cartone o anche all’interno di guanti, calzature e soprattutto tra la biancheria. Tra gli habitat preferiti ci sono anche solai, scantinati e bagni. È tra i ragni italiani più velenosi». Può portare persino alla morte. È accaduto a una donna di Marsala, entrata in coma e poi deceduta.

Cosa fare se ci punge il ragno violino

Cosa fare in caso di puntura del ragno violino? «Lavare abbondantemente con acqua e sapone – è il consiglio degli esperti del Niguarda, che invitano a prestare attenzione —. Se ci accorgiamo in qualche modo della presenza del ragno cercare di catturare l’animale e, anche se ucciso, conservarlo. L’identificazione è possibile anche se il ragno risulta danneggiato: valutando il capo al microscopio si evidenzia la presenza di sei occhi invece di otto, come per tutti gli altri. Anche una foto può essere d’aiuto. Quindi mai sottovalutare il morso di un ragno… Assolutamente». In ogni caso, se compaiono e persistono i sintomi la cosa migliore è recarsi da un medico o al pronto soccorso.

Sui casi romani è intervenuto il vicepresidente del Consiglio del municipio Roma XI (zona Portuense, dove le segnalazioni sono state maggiori), Marco Palma. «Ho inviato una nota alla Asl Rm3, all’Unità organizzativa socio-educativa, culturale e sportiva municipale, al dipartimento Ambiente di Roma Capitale e all’Ama per capire come affrontare insieme il fenomeno» annuncia. Online è un fiorire di testimonianze, l’invito è a farsi controllare in caso di dubbio. «Nel momento del morso non si sente quasi nulla. È più un fastidio, come una leggerissima scossa elettrica — racconta Davide —. Dopo altre quattro ore dalla formazione del livido è incominciata a salire la febbre, arrivata a oltre 39 gradi, e il dolore è diventato molto intenso (il veleno stava incominciando a necrotizzare i tessuti). Mi sono recato al pronto soccorso». Degenza breve, per lui, per fortuna. Ma mai sottovalutare i sintomi.