Alla Rai i mestieri che non vogliono fare: quello di Damilano

Alla Rai ci sono i mestieri che non tutti vogliono fare: quello di Marco Damilano, per esempio. Ci fosse stato uno ad accettare la generosa disponibilità dei vertici aziendali tanto graditi a Letta e soci.
La trasmissione affidata all’ex direttore dell’Espresso con una retribuzione molto oltre il cosiddetto salario minimo suscita ulteriori curiosità rispetto alle recenti polemiche.

Damilano non ha allievi in Rai
Ormai non c’è più solo la già grave concorrenza al Tg2 da parte interna all’azienda nella stessa fascia oraria. Ma si sfiora il ridicolo con le risposte incredibili che da viale Mazzini planano in commissione di vigilanza nel tentativo di giustificare l’operazione.
In particolare – ma sembra che non se ne sia accorto nessuno – si è appreso che ad un’interrogazione piuttosto pepata della Lega dalla Rai si sia tentato di mettere una pezza abbastanza patetica.
La striscia di Damilano andrà in onda su Rai a partire da settembre – se si perseguirà ancora questa idea – e a richiesta sul perché di un esterno ecco come si è risposto. Si è svolta – quando, come, chi non lo dicono – “una preliminare ricognizione delle professionalità già esistenti all’interno del- l’Azienda”. Ma non c’erano giornalisti all’altezza e quindi si sono cercate “figure idonee sul mercato”. Quindi i mestieri di Damilano non trovano braccia e teste alla Rai. I giornalisti che lavorano già lì evidentemente valgono poco. Vuoi mettere un esterno di sinistra?
“Valorizzare gli spazi aziendali”…
Altro dettaglio esilarante fornito dall’azienda: tutto si svolgerà nella “saletta al piano terra di Viale Mazzini 14, proprio con l’obiettivo di valorizzare spazi aziendali”. Siamo al comico.
Ovviamente, nulla di gratuito: per il compenso del conduttore Damilano, si precisa che l’importo del contratto, perfezionato i primi di aprile 2022, è inferiore al «tetto» di 240 mila euro. Poverino davvero.
Anche perché dovrà rinunciare alle comparsate a Propaganda Live su La7 il venerdì. Si sono accorti che non sta bene lavorare per la concorrenza. Basta sabotare il Tg2, ad esempio.