Vietato dire bugie sulla destra. E la Rai finalmente paga

Rai paga

Chi sbaglia paga vale almeno per la Rai, che non si può permettere di diffamare impunemente un cittadino solo perché di destra. E così l’azienda del servizio pubblico radiotelevisivo dovrà accantonare quindicimila euro che versiamo noi con il canone e rimborsare – pe le bugie dette sul suo conto – Stefano Andrini, che tutto è tranne un pericoloso estremista di destra.

La decisione è stata presa nei giorni scorsi dal tribunale civile di Roma, giudice la dottoressa Damiana Colla.

Finalmente la Rai paga

Andrini aveva citato in giudizio la Rai per la trasmissione Presa Diretta su RaiTre. La puntata risale a dieci anni orsono, 6 marzo 2011, ma la tenacia alla lunga paga.

Nel servizio incriminato erano addebitati ad Andrini fatti non corrispondenti al vero. In particolare, il servizio – riguardante le assunzioni all’Ama – dove si erano riferite autentiche balle. Così veniva definito Andrini: “ex estremista di destra condannato per il pestaggio del 1989 di due giovani romani e per detenzione abusiva di armi era addirittura l’Amministratore Delegato dell’azienda”. Risultato? Porre in cattiva luce la sua figura professionale all’interno dell’azienda in relazione al suo passato di militante nella destra romana (pertanto era stato definito anche “ex naziskin”)”.

Tutto questo nonostante l’intervenuta riabilitazione da parte del magistrato di sorveglianza per la condanna riportata per lesioni gravi. E soprattutto il proscioglimento dalla successiva accusa di detenzione abusiva di armi e persino il risarcimento per ingiusta detenzione. Tutto da censurare per mamma Rai, ma un giudice è arrivato.

Quindicimila euro da risarcire

La Rai si è difesa prima tentando malamente la strada della prescrizione, ma è andata a sbattere al muro. Poi, buttandola al solito in caciara sulla cosiddetta “parentopoli” come se questo fosse motivo per criminalizzare una persona.

No, non lo è e soprattutto il servizio pubblico ha il dovere di dare le notizie con rispetto della verità. Tra i suoi obblighi la Rai non ha quello di diffamare, sennò paga. E ci rimette quindicimila euro e tante spese legali.